Proprio il 9 agosto, ricorre il 50° anniversario dalla morte di Ernst von Salomon, scrittore tedesco che fu parte della corrente della Rivoluzione Conservatrice e che, forse, più di ogni altro ne seppe incarnare lo spirito e i valori con la sua parabola esistenziale.
Troppo giovane per il Fronte (era nato il 25 settembre 1902), trascorse l’adolescenza in diverse scuole per cadetti, come in attesa di una chiamata alle armi che non venne mai. Venne invece la Rivoluzione di Novembre, con l’ammutinamento di soldati e marinai e la rivolta degli operai, dei quali non fu a disgustarlo l’ideologia comunista, ma il disfattismo e la volgarità. Fu come reazione allo sbracamento e al senso di “morte della Patria” che aderì sedicenne a quell’epopea in armi che ne segnò l’esistenza. Sotto le bandiere nere dei Freikorps, combatté nelle strade di Berlino, e poi sulle rive del Baltico e nell’Alta Slesia, diventando parte di una comunità armata, fino alla sua collaborazione fattuale all’assassinio del Ministro degli Esteri Walther Rathenau, colpevole di avere una diversa idea di Germania.
Cinque anni di carcere non ne spensero l’ardore rivoluzionario e non gli insegnarono ad irregimentarsi in un Partito. Lo troviamo, col fratello maggiore Bruno, militante comunista, tra le fila dei contadini dello Schleswig, in lotta contro l’usurocrazia di Weimar. E ancora, all’indomani dell’ascesa al potere di Hitler, sulla lista dei sospettati di “nazionalbolscevismo”, peccato mortale per un regime che meno di tutto tollerava chi gli poteva, a ragione, rinfacciare di non essere né davvero nazionalista né davvero socialista. E infine, dopo aver passato gli anni della tirannide e della guerra, a sceneggiare film, fu chiamato a giustificarsi davanti agli ipocriti uffici degli invasori angloamericani, con la grave colpa di essere un tedesco a testa alta. Ne uscirono centinaia di pagine in cui la penna del “reprobo” guizzava come una spada.
Ogni tappa della sua vita – I Cadetti, I Proscritti, La Città, Il Questionario… – è un’opera letteraria, con uno stile vigoroso e trascinante, spesso (ahinoi!) neanche tradotta in italiano. Di queste, la più famosa e folgorante è senza dubbio I Proscritti, storia in presa diretta della sua giovinezza nazional-rivoluzionaria, dalla capitale alle lande dell’est, dalle trame eversive alla galera. Un ritratto imprescindibile delle speranze, dei sogni, delle paure, dei desideri, degli istinti di quel pugno di soldati che continuò (o iniziò!) a combattere dopo la sconfitta, per salvare quel che restava della Germania a costo di dannare le proprie anime. Un testo, la cui traduzione nel nostro Paese si dovette nel 1943 a Giaime Pintor, scrittore antifascista con una particolare sensibilità per il mondo germanico, morto precocemente in una missione dietro le linee, agli inizi della guerra civile.
Se ancora non avete letto questo testo, che per decenni ha suscitato le fantasie dei giovani ribelli europei, ordinatelo al più presto. Nel frattempo, vi consiglio questo video introduttivo, tratto dal canale Punto e Virga:
Ribelli? Conservatori e nazionalisti.
La “Rivoluzione Conservatrice” non esistette mai, è solo una formula tipo “Generazione del 98” ecc. per metterci dentro un po’ di tutto. I Proscritti è un testo molto bello, ma l’unica ribellione che vi scorgo è quella contro le sinistre di ogni tipo, radicali, bolsceviche o socialdemocratiche. Quelle che secondo le destre avevano pugnalato alle spalle la Germania nel 1918, sottraendole la giusta vittoria con scioperi, diserzioni, ammutinamenti… tanto per imitare i russi della Rivolusione d’Ottobre…