Inizialmente Julius Evola vide nel Fascismo l’occasione per un rinnovamento dello Stato e dell’Italia. Sperava potesse dar vita alla creazione di un uomo nuovo che, lontano dalla mentalità borghese e liberale, rinnovasse la vita italiana in senso spirituale. Il filosofo romano ritenne di poter contribuire a questo rinnovamento con articoli, libri, conferenze e, in particolare, con il varo della rivista “La Torre” (fondata nel 1930), con lo scopo di effettuare “una ‘sortita’ nel dominio politico-culturale” con un richiamo costante alla Tradizione. Della rivista uscirono solo dieci numeri in cinque mesi (ultimo numero il 15 giugno 1930) perché alcuni ambienti culturali fascisti la contrastarono, minacciarono Evola, non accettarono le critiche che sulle colonne della “Torre” il filosofo lanciava a riviste o a esponenti poco illuminati del fascismo. Furono sequestrati numeri della rivista, ci furono diffide della polizia, circolari alle tipografie romane con le quali le forze dell’ordine vietavano la pubblicazione della testata. Evola presentò le proprie proteste al ministro dell’Interno Leandro Arpinati senza alcun esito. Chiuse la rivista e rinunciò a dar vita a questa voce critica. Qualche anno dopo, nel 1934, ottenne dal gerarca Roberto Farinacci di curare in assoluta libertà una pagina del quotidiano “Regime Fascista”, diretto da Farinacci stesso. La pagina si chiamava Diorama filosofico, con sottotitolo Problemi dello spirito nell’etica fascista. Non ebbe un’uscita regolare, spesso ogni quindici giorni, a volte una volta al mese con sospensioni anche più lunghe. In nove anni, dal 1934 al 1943, uscirono 89 pagine di Diorama. Evola chiamò a collaborare alcuni fra i maggiori pensatori tradizionalisti di quegli anni: Rohan, Guénon, Petrie, Spann, Dodsworth, Everling, Gonzague de Reynold, A. E. Günther, Wolfskehl, Rudatis, Heinrich, Valéry, Benn, Stapel, Fanelli, e altri. Prese forma un tentativo culturale unico per il tempo. Orientamento unitario, collaboratori di pregio assoluto, la pagina ebbe una risonanza comunque insufficiente. Evola imputava alla cultura fascista di non aver compiuto passaggi che riteneva necessari: mancava una visione dello Stato nuovo, a esempio. E come Evola spiegò nel Cammino del cinabro, la rivoluzione in Italia investì solo alcune strutture politiche, ma non del tutto la vita quotidiana degli italiani; il progetto corporativo non fu completato e non sanò la frattura classista procurata dal comunismo. Ancora: Evola sottolineava come l’Istituto di studi romani e l’Istituto di cultura fascista ebbero poca incidenza mentre la Scuola di Mistica fascista assunse una impostazione valida e interessante ma non ebbe tempo a sufficienza per svilupparsi adeguatamente. Evola, con il “Diorama filosofico”, voleva dare un indirizzo valido e un’impostazione culturale unitaria e coerente. Anche per contrastare la presenza di intellettuali che occupavano posti di rilievo in enti e istituti ma erano solo di nome fascisti se non addirittura liberali o su posizioni fasciste solo per interesse. I contenuti affrontati sul “Diorama” furono vari: dalla geopolitica all’archeologia, dalla storia romana all’idea di Stato, dalla musica alla religione, dallo sport al concetto di progresso, dalla democrazia alle tematiche legate alla razza, alla Tradizione, alla filosofia, alla guerra. Sempre con impostazione tradizionale e, per quei tempi, innovativa.
Nel 1973 le edizioni Europa vararono un progetto di pubblicazione di un’antologia del “Diorama” articolata in più volumi. Uscì il primo volume, arricchito con un brillante saggio introduttivo storico-politologico di Marco Tarchi, ed ebbe successo. Ma, per ragioni editoriali, il progetto ben presto si arenò e uscì solo il primo volume. Adesso, con un saggio introduttivo che colloca la rivista nella sua epoca, viene pubblicato dalle benemerite edizioni del Cinabro un libro che raccoglie tutti i saggi di Julius Evola usciti su “Diorama filosofico”. Si tratta di un volume di particolare interesse, eccezionale per le posizioni che il filosofo romano esprimeva in un panorama non sempre vivace culturalmente. Sono oltre ottanta gli articoli e circa quaranta i redazionali e i commenti. “Diorama filosofico”, per la funzione svolta, è un’opera di grande interesse, sebbene sia un’antologia e si colloca in un panorama particolare. Il volume è stato ben curato, per le edizioni Cinabro, da RigenerAzione Evola, progetto nato nel 2016 per divulgare le opere del filosofo e diffonderne scritti da tempo non ripubblicati.
*Diorama filosofico, di Julius Evola, Cinabro edizioni, pagg. 494, euro 28,00 (ordini: cinabroedizioni.it)
L’ Avessero ascoltato le conseguenze sarebbero state completamente diverse.Ora rimangono appigli per discussioni infinite..