Un indelebile. A cose fatte. Memorie di un “socialista nazionale” (Altaforte, 2022) è l’autobiografia di Henri De Man, il marxista eretico che approdò – con il planismo – a un socialismo idealistico e patriottico. Una sorta di caso Nicola Bombacci in lingua francese. Forse aveva ragione Oswald Spengler quando diceva che «tutti coloro che vogliono riformare il mondo sono socialisti». Certo, poi si può comunque fallire o andare fuori strada. Si può approdare al riformismo o fondare fascismi. Il fenomeno socialista è troppo ampio per non conoscere evoluzioni o contaminazioni. Servirebbe un trattato a parte per esaurire l’argomento.
L’eretico
Qui però ci fermiamo a De Man, un autore poco frequentato dagli studiosi del pensiero politico contemporaneo. (Ci sono le eccezione, vedi Zeev Sternhell). Con Benito Mussuolini – riportato peraltro in calce al testo – ebbe tuttavia un rapporto epistolare. Scriveva al fondatore del fascismo italiano: «Proprio perché, appartenendo come voi alla generazione del fronte, ed essendo stato come voi influenzato dalle idee di George Sorel, non rifiuto a priori alcuna manifestazione di energia creatrice; è precisamente perché non temo di rendere giustizia a certi aspetti organizzatori dell’opera fascista, che ne seguo il corso con interesse appassionato».
A cose fatte è un intreccio appassionante di vicende personali ed eventi della «grande storia» che, muovendo dalla prospettiva del narratore-testimone, ripercorre gli snodi fondamentali di un’epoca destinale: le lotte operaie e la rivoluzione bolscevica, la Grande Guerra e la crisi economica, fino all’ascesa del fascismo e all’esplosione del nuovo immane conflitto che consegnò il mondo all’egemonia americana e sovietica.
L’attrazione fatale
Scrive Corrado Soldato nell’introduzione spiegando l’ellissi della sua vicenda politica e intellettuale: «L’attrazione fatale di De Man per il marxismo non sopravvisse tuttavia alla Grande Guerra e alle vicende successive. L’evoluzione che lo trasformò in eretico passò infatti per due svolte decisive: lo scoppio del primo conflitto mondiale, che svelò l’incapacità del marxismo di spiegare il comportamento delle masse trascinate dalla passione nazionalistica; e l’esperienza della Germania postbellica, che dimostrò non solo che il marxismo non sapeva opporsi al declino della socialdemocrazia, sfigurata dalla tendenza all’imborghesimento, ma lo favoriva con la sua ideologia materialistica».
Gli indelebili
Con A cose fatte, Alfaforte inaugura la collana de Gli Indelebili. Ecco di che si tratta: «Ci sono idee che sembrano attempate, corrose dal divenire, usurate dal flusso degli anni come vecchi utensili rugginosi abbandonati in un cortile. Eppure, sono idee che, quando ebbero la ventura di tradursi in azioni, generarono storia, suscitarono rivoluzioni, animarono popoli, trascinarono masse – e ancora potrebbero farlo, purché le si adatti ai tempi nuovi. Ci sono libri in cui quelle idee hanno preso corpo, rivestendosi di una carne di carta, vivificata da un sangue d’inchiostro; libri che, troppo spesso, l’ipertrofica neofilia di una contemporaneità distratta e innamorata di se stessa ha volutamente dimenticato, relegandoli negli scaffali delle biblioteche o, nel migliore dei casi, delegandone la cura a bibliofili e antiquari. Eppure, come le idee che contengono, sono libri attuali, nella loro apparente inattualità; indelebili, per così dire». Appunto.