L’esercizio del pensiero critico incontra restrizioni sempre più gravi. I due anni di pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito in modo decisivo alla compressione degli spazi per il dissenso, puntualmente criminalizzato e squalificato. Eppure, delle resistenze ci sono e si manifestano. Il popolo sopporta sempre meno le distorsioni della narrazione dominante. Di tutto ciò ha parlato Alain de Benoist nella recente conversazione con Francesco Borgonovo nel corso del talk show di Byoblu “1984”, pubblicata in forma ridotta sul quotidiano La Verità.
“Siamo al tempo del liberalismo autoritario”
“Quello che vediamo oggi è un fenomeno relativamente nuovo, che potremmo chiamare ‘liberalismo autoritario’”, ha appunto sottolineato il filosofo francese, per poi proseguire:
“In Francia Emmanuel Macron è rappresentativo di questa nuova classe, chiamiamola così, che è profondamente liberale ma che, allo stesso tempo, tenta di mettere una museruola sul popolo, di impedire che si esprima. Tenta in qualche modo di governare senza il popolo”.
Secondo Alain de Benoist, “viviamo in delle società dove si è sempre più connessi e sottomessi ad un controllo permanente e, allo stesso tempo, assistiamo alla crescita della collera, della protesta, dello scontento che, a volte, esplode. In Francia lo abbiamo visto con i gilet gialli”.
“Il popolo è stufo. E l’exploit del Rn in Francia lo testimonia”
L’“assenza di dibattito” e il “discorso autoritario”, insieme al “degrado delle condizioni di esistenza quotidiana” e alla precarietà come regola generale, hanno infatti stancato la gente. Per il pensatore, i quasi 90 deputati del Rassemblement national eletti alle legislative francesi lo testimoniano. Ampiamente. E se delle elezioni non sono in grado di ribaltare gli assetti, è pur vero che alcune trasformazioni possono innescarle:
“Non mi aspetto che delle consultazioni elettorali, delle elezioni, cambino radicalmente un Paese. Però ci saranno comunque, sì, delle trasformazioni. La conseguenza del successo di Marine Le Pen, ad esempio, è che Emmanuel Macron ha perso la legittimità e non riuscirà a governare. La Francia è diventata ingovernabile. Le forze di opposizione, indipendentemente da quali siano, rappresentano oggi circa due francesi su tre. Quindi è difficile governare in nome di una nuova classe dominante che rappresenta comunque meno di un quarto della popolazione e degli elettori”.
La pandemia
Delle resistenze si intravedono anche quando si parla dell’esito verso cui ci conduce l’accelerazione tecnologica, quello che l’intellettuale chiama “mutazione antropologica”. Secondo Alain de Benoist, ci sono possibilità che tali resistenze riescano a frenare i processi in corso. Questi due anni di Covid con la correlata esplosione dei sistemi di controllo lo dimostrano:
“L’epidemia di Covid è stata evidentemente un momento molto importante, direi che è stato un modo di testare su grande scala il grado di docilità che possiamo ottenere all’interno delle nostre popolazioni. È stata utilizzata la paura, terrorizzando la gente. C’è stata una sovrastima della gravità della pandemia per terrorizzare le persone e far loro accettare certe cose. Ebbene, questo non è stato accettato da tutti. Non si può impedire alle persone di uscire di casa, di abbracciarsi, di incontrarsi e bere il caffè: o, meglio, è possibile farlo ma per un tempo molto limitato”.
Sulla tempesta a Est: “Abbiamo provocato la Russia”
Sulla crisi a Est invece, il pensatore ha puntualizzato così:
“Chiaramente non ho piacere a vedere russi e ucraini combattere e massacrarsi gli uni con gli altri; bisogna però vedere come ci siamo arrivati. Le responsabilità americane e le responsabilità della Nato mi sembrano schiaccianti”. “Abbiamo cercato di portare l’Ucraina verso l’Occidente”, ha detto, “abbiamo cercato di spostare le basi della Nato sempre più vicino alle frontiere russe: ed è evidente che ciò sia risultato inaccettabile per Vladimir Putin”.
Quindi la puntura:
“Secondo voi ci potrebbe essere un presidente americano che accettasse di far installare missili russi in Canada o in Messico? No, sicuramente”.
L’Europa perdente e la necessità del dialogo
Per il filosofo i grandi perdenti della guerra sono due. Il primo è “lo sfortunato popolo ucraino che è stato preso in ostaggio, è stato utilizzato dagli americani come scudo anti russo”. L’altro è l’Europa, incapace di “giocare un ruolo di arbitro” in quanto “dipendente dagli Stati Uniti”:
“Questo è un comportamento irresponsabile e pericoloso, non sappiamo neanche a chi finiranno le armi che abbiamo mandato a Kiev, probabilmente molte finiranno a gruppi mafiosi e terroristi”.
Ciò che è certo è che “prima o poi bisognerà parlare ai russi”, bisogna quindi “rispettare sia gli interessi europei sia quelli russi”.
Tuttavia, i segnali non sono rassicuranti. Secondo Alain de Benoist infatti “gli americani giocano un ruolo e vogliono che la guerra si prolunghi il più a lungo possibile per esaurire la Russia, per rendere la collera ucraina irreversibile e per poter trarre tutti i benefici da questa situazione”.
Di seguito l’intervista completa su Byoblu
https://www.byoblu.com/2022/06/23/viviamo-in-un-liberalismo-autoritario-intervista-ad-alain-de-benoist/