Mentre il centrodestra siciliano litiga, non soltanto sulla non-candidatura di Nello Musumeci, ma anche sul nome di chi dovrebbe raccoglierne il testimone, dall’altra parte apre il laboratorio delle primarie. Non più quelle del centrosinistra classic. Semmai del campo largo progressista. Cioè con Pd, sinistra (alias Claudio Fava) e il Movimento cinque stelle (gli insiemisti di Di Maio non sono ancora stati avvistati dai radar della politica isolana).
Modalità di voto
Le “presidenziali” si svolgeranno il 23 luglio con una modalità mista e rispettosa dei gazebo dem e delle consultazioni digitali di marca Rosseau. La griglia di partenza è ancora in costruzione. Claudio Fava, che in questi cinque anni ha ricoperto la presidenza della commissione antimafia dell’Ars (ha lasciato per concorrere alle primarie), c’è. Sul versante pentastellato, il probabile candidato sarà Giancarlo Cancelleri, sottosegretario alle Infrastrutture del governo Draghi e già due volte aspirante governatore.
I dem punteranno in blocco, invece, sulla magistrata Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco, ucciso dalla mafia, ed europarlamentare del Pse. Nel 2019, è stata riconfermata a Bruxelles con 113 mila preferenze. Non solo un nome simbolo, ma un’esperta di politica siciliana con alle spalle la militanza nel governo guidato dall’autonomista Raffaele Lombardo (recentemente assolto dalla pesante accusa di mafia).
Rilevazioni
I sondaggi dànno ancora il centrodestra in vantaggio e Musumeci (paradossalmente) primo. Se spacchettato, l’ex Cdl potrebbe lasciare il campo a scenari simili a quelli che portarono alla clamorosa parentesi di Rosario Crocetta nel 2012. Vincerà chi avrà ricevuto anche un solo voto in più rispetto agli altri concorrenti. L’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca, che cinque anni fa militava nel centrodestra, è in campo con il progetto populista e autonomista di Sicilia Vera. Il progetto delle primarie del centrosinistra, se non corrotto dai litigi tipici anche dell’area progressista, potrebbe innescare una spirale d’entusiasmo tra i propri elettori. Manca all’appello il nome che dovrebbe raccogliere l’eredità dell’esperienza governativa uscente.
Scenari romani
La guerra senza esclusione di colpi tra Musumeci e Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars e capo degli azzurri dell’Isola, potrebbe concludersi con uno strappo da Cavalleria rusticana. A quel punto, la competizione di ottobre potrebbe risultare tanto contendibile quanto imprevedibile. Un’esito che metterebbe a rischio i piani per la conquista di Palazzo Chigi della coalizione che vede, almeno nei sondaggi attuali, Giorgia Meloni (FdI) leader.