Stagionissima! Proprio così. Quest’anno l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa declina la stagione al superlativo. Stagionissima nel 2022, l’anno di ripresa piena per la capienza dei posti e con un cartellone ricco e vario. La conferenza stampa di presentazione si è tenuta il 28 aprile a Palazzo Greco, sede dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA), alla presenza del sindaco nonché presidente dell’Inda, Francesco Italia, dell’amministratore delegato Inda Marina Valensise e del sovrintendente Antonio Calbi. Presenti i registi Davide Livermore, Robert Carsen e in collegamento Jacopo Gassmann.
In collegamento anche il Ministro della Cultura Dario Franceschini che, nel suo breve intervento ha prefigurato per l’Inda e la città un futuro ampio, nello spazio e nei contenuti: “Credo molto nella potenzialità dell’Inda che è riuscita a garantire gli spettacoli anche durante la pandemia e sono sicuro che sarà una stagione di altissima qualità, in linea con quanto fatto nel suo glorioso passato. Siamo pronti a sostenere un rafforzamento dell’Istituto nazionale del dramma antico anche costruendo un circuito di teatri di pietra che sia capace di portare questa unicità italiana sull’intero territorio nazionale e anche all’estero”.
Ambizioni nazionali e internazionali che l’Inda merita ma che si spera continuino a dare centralità alla città di Siracusa. Come ci conferma Marina Valensise “La Fondazione cercherà di realizzare questo progetto cui il ministro tiene da tempo già dalla stagione 2022, portando Ifigenia in Tauride di Jacopo Gassmann in due teatri di pietra importanti, a Pompei e all’Arena di Verona e lo spettacolo Fedra, saggio di fine anno degli allievi dell’Accademia D’Arte del Dramma Antico per la regia di Olivier Lexa, al Museo delle Terme di Diocleziano a Roma. Il nostro compito nei prossimi anni sarà realizzare degli spettacoli più piccoli e sperimentali, rispetto alle tragedie che richiedono spazi grandi, che possano circolare e favorire l’irradiazione della missione istituzionale della Fondazione.” Dunque, nessun rischio di decentramento anzi, chiarisce Valensise “c’è da incoraggiare un’irradiazione dell’attività di produzione dell’Inda in tutta Italia, senza nulla togliere all’importanza del Teatro Greco di Siracusa. Gli spettacoli sono concepiti per questo luogo e in questo luogo. Aggiungo che nei prossimi anni cercheremo di puntare sempre di più non solo sui programmi nazionali di coproduzione ma anche internazionali. Per questo è importante avere registi di grande capacità e riconosciuti nel mondo perché questo ci aiuta a promuovere produzioni che incontrino anche l’attenzione degli stranieri. Sarebbe folle pensare a un’Inda fuori da Siracusa, che è l’asset principale. Ma è giusto pensarla in tutta Italia: non siamo solo un teatro ma anche un centro di studi e un organismo di ricerca, pubblichiamo una rivista scientifica, ogni anno finanziamo un convegno internazionale. Senza dimenticare che siamo un Istituto Nazionale e non siciliano: la nostra vocazione è lavorare a Siracusa per esportare la sua unicità altrove”.
Unicità che si irradia dai volti degli attori presenti in sala, con l’aura allegra di chi è già ai nastri di partenza e intanto ha una fertile tensione nei volti. Come si scorge in Laura Marinoni, Maddalena Crippa, Gaia Aprea, Linda Gennari e Anna Della Rosa e poi Sax Nicosia, Massimo Cimaglia, Graziano Piazza, Giuseppe Sartori e Stefano Santospago.
Unicità che si concretizza nei numeri snocciolati dal sovrintendente Antonio Calbi che esordisce nel suo intervento, citando il titolo del nuovo libro “Con la cultura non si mangia?” di Franceschini “Inda è un’impresa coraggiosa e che basa i propri bilanci per due terzi sui biglietti degli spettatori. Con la cultura non solo si vive, ma si vive bene e meglio”. Il punto interrogativo di quel titolo trova risposta nei numeri. Si torna alla capienza massima di 4500 spettatori, per 45 repliche e 52mila biglietti già venduti con sold out raggiunto in quattro date. E ancora: 90 interpreti per Edipo re con la regia di Carsen, 22 ciascuno per Agamennone di Livermore e Ifigenia in Tauride, regia di Gassmann. Gli appuntamenti con una replica di Coefore Eumenidi della scorsa stagione e la lunga (ronconiana?) intera trilogia Orestea di Livermore, coprodotta con il Teatro Nazionale di Genova.
Unicità anche nel ricco parterre di eventi collaterali. Il più importante è il ritorno a Palazzolo Acreide, dove c’è il teatro di pietra più vicino a Siracusa, del Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani: 60 spettacoli messi in scena da studenti di istituti italiani e stranieri da Grecia, Spagna, Francia e Tunisia. Torna Agon, promosso dal Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights con l’Associazione Amici dell’Inda e con l’Ordine degli avvocati che quest’anno processerà Edipo. Il 20 giugno ci sarà la Giornata Mondiale del Rifugiato che ospiterà, tra gli altri, Giancarlo Giannini e Lino Guanciale. E poi i premi tra cui l’Eschlio d’Oro che sarà assegnato a Glauco Mauri e due mostre: l’Orestea a Palazzo Greco e Edipo. Lo sguardo in sé a Palazzo Bellomo. Per finire il 26 luglio con la prima nazionale di Après le Troyennes, uno spettacolo di teatro danza diretta dal coreografo brasiliano Claudio Bernardo: una riflessione sulle ferite che le guerre imprimono sempre, alle troiane di ieri e alle donne ucraine di oggi.
Nei loro interventi i registi hanno svelato qualche particolare dei propri allestimenti, con una parola comune: modernità. Come afferma Calbi “ogni sera si assiste a uno spettacolo tragico che però riverbera di modernità. Cinquemila persone ogni sera respirano all’unisono e nella luce del tramonto senza altri effetti: questo restituisce il teatro la sua forza dirompente così antica e così ancora attuale”. Dirompente come il soggetto del manifesto tratto da un’opera del musicista e pittore Arnold Schönberg, “Lo sguardo (La muraglia cinese)”. Un dipinto del 1910 per dire lo smarrimento e il senso del tragico ancora presente nel nostro tempo.
Per Robert Carsen “Siamo tutti Edipo”: il suo Edipo sarà una tragedia urbana e intima al tempo stesso, e la scala che occuperà la scenografia sarà metafora della scala sociale e della necessità della tragedia sofoclea di occupare tutta la scena possibile. Davide Livermore, che riporta a Siracusa il suo estro e la sua rodata compagnia, la modernità è filologia e tecnologia: annuncia per Agamennone una superficie screen calpestabile e una contestualizzazione in una “Mittleuropa, evocazione visiva di un mondo in precollasso”.
Jacopo Gassmann porterà in scena “una tragedia metamitologica, della percezione, di una coscienza nuova; una tragedia di figli orfani di padre, teneri sotto un cielo plumbeo”.
Stagionissima, dunque. Barbadillo sarà presente a seguirla, passo dopo passo, spettacolo dopo spettacolo.
Foto di Franca Centaro