Attilio Tamburrini se ne è andato. Se ne è andato un amico. Un esempio di coerenza, senza timori, opportunismi, secondi fini, questo era Attilio.
Presidente del Fuan a Pisa, il suo bilancio di quegli anni, duri, faticosi, era tutto nel racconto divertito e sereno di quando, in giro per Parigi una ventina d’anni fa, si sentì chiamare ed abbracciare: era Giorgio Pietrostefani, che da vecchio nemico lo volle invitare a prendere un caffè.
Per decenni poi dirigente di Alleanza Cattolica, impegnato e attivo sino alla fine, da vero soldato politico.
Le lunghissime discussioni nella sua casa di via Baglioni o fino ad ora tardissima sferzati dalla tramontana su e giù per un corso Vannucci deserto, a discutere di politica, di storia, alla fine ero sempre costretto a darti ragione, non per convinzione, troppo rigidi per me i tuoi schemi di cattolico controrivoluzionario, ma per sfinimento, troppo forti l’energia e la convinzione che avevi nelle tue idee. Ma ora, quell’energia, quella forza, non sono state più sufficienti.
C’eravamo visti poco più di un mese fa a casa tua, a Roma. La malattia era nota, complicata, tante purtroppo quelle maledette sigarette fumate. Tornai a Perugia ammirato da come riuscivi ad affrontare la tua condizione, per come ti ponevi, per l’intatta ironia, per la voglia che avevi ancora di sorridere. E nulla faceva pensare ad un esito così vicino, così improvviso. Ci saremmo dovuti rivedere subito dopo Pasqua.
Non ci voleva. Non ci voleva proprio.
Addio Attilio. Un abbraccio grande a Consuelo, ai ragazzi.
Requiem, ma prima o poi qualcuno dovrà spiegare i salti logici di questi ambienti saltati dal fascismo (magari nella versione di Salò) agli Asburgo passando per il Brasile di Plinio. La storia (e la cultura, e la politica) sta da un’altra parte, mi dispiace.
Sarà anche, ma non posso fare a meno di notare, questioni di fede a parte, che da Alleanza Cattolica sono usciti molti intellettuali, magistrati, e anche esponenti politici rigorosi. A Pisa non posso fare a meno di ricordare con affetto il grande Marco Tangheroni, uno dei maggiori medievisti italiani, segnato anche lui da una malattia implacabile.
Signor Iginio, se avesse conosciuto la persona di cui si parla si sarebbe risparmiato certe sgradevoli considerazioni. Questi fu sempre cattolico, a suo agio nel mondo missino e neofascista in cui c’era sicuramente una componente cattolico tradizionalista. Il passaggio ad Alleanza Cattolica fu quindi naturale conseguenza di scelte operate in assoluta coerenza. Dove poi siano a suo giudizio storia, cultura e politica, siamo curiosi di saperlo. Sarebbe divertente
Condivido quanto scritto da Antonio.