Lo scrittore inglese Colin Wilson aveva due chodi fissi che tornavano sempre nella sua narrativa: il sesso e la filosofia che, talvolta, accantonava per privilegiare la criminologia, la cronaca nera, le biografie di personaggi borderline, l’occulto. L’editore Carbonio ha pubblicato il terzo volume, conclusivo, della “Trilogia di Gerard Sorme”, Il dio del labirinto (dopo Riti notturni e L’uomo senza ombra). Profondo conoscitore della swinging London, esperto di esoterismo, poesia e cultore di Lovecraft e Crowley, da determinato esistenzialista (per la verità il suo esistenzialismo si discostava alquanto da quello à la Sartre) traspose una parte di sé nella vita di Gerard Sorme. Questo romanzo fu pubblicato nel 1970 in Inghilterra e solo ora è stato tradotto (ben tradotto, da Nicola Manuppelli) per la prima volta in italiano.
Sorme è divenuto – dopo peripezie e speranze deluse -, un affermato scrittore. Un editore di New York gli commmissiona una prefazione da scrivere per un libro di un libertino irlandese del Settecento, Esmond Donelly, autore di un trattato sulle deflorazioni delle giovani e amico di Rousseau e Horace Walpole. Nella raccolta di materiale per lo scritto che Sorme stava preparando, viaggiando dalla Gran Bretagna all’Irlanda, visitando biblioteche antichissime e setacciando anche quelle private, trova notizie che arricchiscono sempre più un dossario su questo strano personaggio irlandese. Scavando, Sorme risale a omicidi, cospirazioni e storie strane che gli consentono di individuare una setta di origine medievale, la Setta della Fenice. Romanzo erotico, thriller con venature gotiche, quest’opera di Wilson, forse una delle sue migliori, chiude il cerchio della “cerca di sé” tipica dei percorsi letterari di Wilson. Con scene che rimandano a pensieri di fantasia riprese sempre da una congettura, da un’ispirazione proveniente dalla vita reale dello scrittore britannico. Sorme, quindi, si trova ben presto dalla necessità lavorativa di accumulare notizie su uno scrittore del passato per redigere una prefazione, all’emergere di curiose vicende che si sommano e danno un’immagine sulfurea dell’irlandese. Sembrano vicende che narrano una vita parallela a quella fino ad allora conosciuta del personaggio.
E’ un escamotage letterario che utilizza Colin Wilson, come una serie di scrittori ha fatto in passato: diari trovati in case abbandonate, manoscritti reperiti in un baule trovato fortunosamente, fonti ricche di notizie che alimentano curiosità e il mistero. Questa vita inattesa è in realtà la narrazione del doppio di Sorme, quindi dello stesso Colin Wilson che non manca di richiami filosofici e letterari che riannodano la trama di questo libro ai precedenti, con una scrittura piana che allo stesso tempo può rientrare nel racconto gotico. Del resto, la scelta del personaggio lo dimostra e l’amicizia dello scrittore irlandese con Horace Walpole, uno dei padri del racconto gotico e misterico, rafforza questo legame. Un altro libro di Colin Wilson che spiazza, ripercorrendo gli stilemi letterari e le tematiche tipiche dell’autore. Wilson si conferma, anche in questa opera, un grande narratore.
Colin Wilson, Il dio del labirinto, Carbonio ed., pagg. 315, euro 17,50.