Sono passati circa due mesi dall’elezione di Renato Accorinti a sindaco di Messina, com’era prevedibile fin dalle primissime settimane il neo-primo cittadino e la giunta stanno cercando di “marchiare” fin da subito il territorio con iniziative chiare e definite. Renato Accorinti e la sua vittoria inquadrano Messina è uno scenario che ha incuriosito gran parte dei media nazionali. Qualcuno ha subito gridato all’ennesimo successo della così detta antipolitica, vedendo in questo professore di educazione fisica smilzo e barbuto una sorta di Grillo in salsa messinese.
Una tale considerazione non può essere più errata, innanzitutto perché Accorinti non è stato il candidato del Movimento 5 Stelle e poi perché il voto dato al partito di Beppe Grillo è sempre stato identificato come un voto “contro” la politica dei partiti convenzionali e lo si percepiva dalle interviste di elettori grillini che parlavano più dei fallimenti di Berlusconi e Bersani che non del programma del M5S.
Accorinti invece ha fatto breccia nei cuori dei messinesi soprattutto perché conosciuto da una piazza che anno dopo anno ne ha apprezzato la coerenza e la passione con cui ha affrontato le battaglie politiche per l’ambiente (vedi la lotta contro il ponte sullo stretto), per la legalità, il diritto alla cultura, i diritti civili per i diversamente abili e molto altro.
Renato Accorinti, insomma, non è il classico candidato che ha goduto della luce riflessa di qualche grosso nome, ma un personaggio ormai ben radicato in un tessuto sociale particolare estremamente attaccato alle gonnelle dei partiti tradizionali, capaci di creare vere e proprie baronie che alla vigilia sembravano impossibili da abbattere. Altro errore sarebbe quello di identificare la vittoria di Accorinti come la vittoria dell’estrema sinistra, innanzitutto perché a Messina non ci sono certamente oltre 50mila “comunisti”, e poi perché tra i suoi più stretti collaboratori ci sono persone che certamente hanno ben poco da condividere con la falce e il martello. È innegabile che la sua vicinanza al teatro Pinelli, occupato da alcuni esponenti della sinistra alternativa questo inverno, e la sensibilità mostrata per le battaglie civili tipicamente di sinistra e la propria vicinanza per la cultura orientale new age, vegana e altro lo renda sicuramente più appetibile per un certo tipo di elettorato.
Accorinti però ha comunque vinto grazie ad una campagna elettorale basata sulla cosa pubblica, capace di unire trasversalmente variegati tipi di elettorato ormai orfani della propria identità e dei partiti di riferimento. È stato capace di catturare consensi anche a destra, parlando del recupero delle tradizioni e delle identità perdute. Accorinti è diventato sindaco in quella che lui stesso in campagna elettorale non ha esitato a definire “la città più controllata d’Italia, stuprata in ogni sua essenza dalla cattiva politica e dalla massoneria locale”.
Tracciarne il profilo non è semplicissimo, l’immagine che meglio lo identifica forse è proprio quella che ha fatto il giro d’Italia e non solo, poco dopo l’insediamento con la fascia tricolore sopra l’inseparabile maglietta con la scritta “No Ponte”, blu jeans e piedi nudi affinché, per sua stessa ammissione, “non si perda il contatto con la madre terra”. Eppure la sua elezione sembra aver sbloccato qualcosa nelle menti dei cittadini, adesso molto più attenti al decoro della propria città, con gruppi di volontari che periodicamente puliscono spiagge e aiuole.
È presto, ovviamente, per tracciare un bilancio e anche per accantonare le paure di una impreparazione amministrativa, ma i primi provvedimenti sono stati all’insegna del coraggio: a partire dal mancato rinnovo del contratto del Direttore Generale dell’ATM (l’azienda che cura il trasporto pubblico ormai allo sbando) Claudio Conte, fino alla richiesta di una dichiarazione di non appartenenza alla massoneria per chiunque aspiri alla carica di presidente del Teatro Vittorio Emanuele.
In questo contento dove, è bene ricordarlo, il neosindaco ha vinto al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra una domanda sorge spontanea: e il centrodestra? Il centrodestra, o meglio il Pdl, è andato incontro ad un vero e proprio fallimento visto il 18 % raggiunto da Enzo Garofalo che lo ha piazzato al terzo posto al primo turno. In questo marasma è riuscito ad esprimere numeri importanti il movimento “Vento dello Stretto” che è riuscito a far eleggere Piero Adamo in consiglio comunale con la lista civica di centrodestra “SiAmo Messina”. Il Vento dello Stretto è la classica espressione della nuova destra civis che, staccata dai partiti, riesce ancora ad esprimere qualità politica, valori, tradizioni, proposte e consensi. L’associazione raggruppa ben 18 sigle di associazioni di svariata tipologia dall’ambientalismo alla cultura, dal sindacalismo studentesco al sociale. In questo panorama di incertezza il Vento dello Stretto è riuscito a destreggiarsi degnamente grazie ad anni di battaglie sul campo dei propri componenti come il già citato Piero Adamo, Francesco Rizzo, Ferdinando Croce e Felice Panebianco.
L’impegno e la costanza mostrata per il benessere della città ha portato questo gruppo ad avere un rapporto di reciproco rispetto con l’attuale sindaco che dura ormai da dieci anni. Molte le iniziative organizzate dal Vento dello Stretto, anche se era ancora noto come il circolo “Quo Usque Tandem” di Alleanza Nazionale, a cui ha partecipato Accorinti a partire dalla fiaccolata in memoria della strage di Via D’Amelio fino alle visite guidate per la riqualificazione della zona falcata (una porzione della città che ha la forma di una falce e dove si trovano reperti storici abbandonati nel degrado più totale). Il rapporto tra Accorinti e questa nuova destra è basato sulla schiettezza reciproca e sul superamento di certi steccati ideologici; anzi, l’elezione di Accorinti deve in qualche modo svegliare gli animi di un centrodestra che in riva allo stretto è rimasto vittima della propria presunzione e delle proprie contraddizioni come ci spiega l’esponente del Vento dello Stretto Ciccio Rizzo “la sindacatura di Accorinti rappresenta il totale sovvertimento di qualsiasi punto precostituito, non lo vedo affatto come un evento negativo, anzi con lui si superano steccati e ingessature di partito che hanno logorato amministrazioni intere, spero che il suo esempio si espanda in tutto il territorio messinese, con lui ha vinto l’impegno politico e civico altro che antipolitica”. “Io lo conosco da più di vent’anni – ha continuato Rizzo – facevo atletica leggera e lui era insegnante, erano gli anni delle manifestazioni contro le guerra in Iraq e contro il militarismo nucleare, devo dire che mi colpì subito per tenacia e coerenza. Il ricordo più bello risale a circa dieci anni fa, quando mi trascinò sul palco a Piazza Municipio a parlare al termine della manifestazione contro il Ponte davanti a 10 mila persone, l’intero comitato non voleva perché era impensabile che un’esponente di Alleanza Nazionale fosse contro il Ponte, eppure lui mi ha dato questa opportunità e se ci penso tutt’ora mi tremano le gambe. Se c’è bisogno di un Accorinti di destra? Credo assolutamente di sì e ce ne sono tanti sia a livello locale che nazionale, diamo tempo al tempo”.