La conoscenza della storia deve obbligarci a non lasciarci trascinare dalla corrente delle banalità o dei desideri. Perché il meccanismo dell’elezione del presidente della Repubblica è cosa troppo seria per affezionarsi a un unico nome o all’isteria della fumata bianca al primo scrutinio, come se andando avanti si andasse necessariamente verso il baratro. Non è così. Non del tutto, almeno.
Fino a quando il sistema costituzionale resterà tale, bisognerà fare i conti con una modalità che ricalca perfettamente lo spirito della Carta. Se il presidente è simbolo dell’unità della Nazione (lo dice la Costituzione), non c’è da stupirsi che la sua elezione sia affidata a una procedura che fa della mediazione (anche protratta nel tempo) il punto focale. Il presidenzialismo, che non c’è, avrebbe ben altra agenda: ma quella è un’altra storia, non ancora scritta.
Se Mario Draghi non venisse eletto al primo turno non sarebbe un dramma, anzi. Detta altrimenti: venisse eletto un altro, magari all’ottava chiamata, le istituzioni resterebbero in piedi lo stesso. Marco Damilano, direttore dell’Espresso, con Il Presidente (La nave di Teseo) consegna un’ampia ricostruzione di quella che è stata sin dal 1946 la figura (e l’elezione) del capo dello Stato. Una storia non sempre bella, con poche pagine realmente unitarie (vedi il metodo Ciampi), ma complessa.
A Montecitorio s’è visto di tutto. Grandi convergenze, dolorose lacerazioni e numerose imboscate. Succede quando ci si affida a una procedura che ricalca quella del Conclave, seppur con numeri decuplicati. La differenza vera è che i signori cardinali sono tenuti alla segretezza. Il voto per il presidente della Repubblica avviene invece sotto i riflettori. Ma non è qui il punto. Il punto è che si tratta di un dinamica affascinante, articolata e appunto per questo carica di mistero.
Damilano ha perfettamente ragione: il romanzo della presidenza va scritto quanto prima. Le vicende dell’inquilino del Quirinale sono intriganti tanto quelle che riguardano Casa Bianca o Cremlino. Il potere stuzzica le fantasie a tutte le latitudini. Sebbene sia sotto gli occhi di tutto che dal 1992 in poi, complice l’avvio della seconda Repubblica e probabilmente la concretizzazione del Trattato di Maastricht, che il ruolo del Colle sia aumentato.
Super partes non solo tra le forze politiche, ma anche tra i poteri dello Stato: il ruolo del Quirinale supera per autorità tutti gli altri. Questa nozione però non arriva da sola, si staglia all’interno di una storia che va conosciuta perché è la storia stessa della Repubblica.
Ciò detto, segnaliamo solo un dettaglio orami sbiadito: una regola non scritta voleva che, un tempo, al Colle si alternassero un cattolico e un laico, in rappresentanza delle due grandi affluenti culturali che hanno combattuto il fascismo. Nulla di analogo è successo da quando l’Italia ha svoltato verso il maggioritario. Tutti i presidenti recenti sono stati eletti con il pallino nelle mani del centrosinistra (anche per ragioni aritmetiche). Una scelta che ha balcanizzato ulteriormente questa nazione, rendendola ancora più debole sotto il profilo internazionale. Un cambio di prassi sarebbe auspicabile, al netto dei nomi ingombranti ormai finiti nel tritacarne dell’idolatria (sebbene lo spirito repubblicano dovrebbe essere immune da certe tentazioni).
Arriviamo così al 2022. La storia ci insegna che non è mai successo che il capo del governo in carica fosse spedito direttamente al Colle. E se non è successo quando le legislature riuscivano comunque a esprime maggioranze più o meno individuabili, un motivo ci sarà. Il parlamento figlio del voto del 2018 è acefalo. Dettaglio che spiega l’instabilità di questi ultimi quattro anni, sopra il quale però non si riflette mai abbastanza. Anche per l’ipocrisia di spuntarla a prescindere. Una tentazione di potere che va ben oltre la cultura democratica. Una cultura evidentemente in crisi.
@fernandomadonia
La Repubblica parlamentare è la brutta copia di una monarchia parlamentare… Che poi il Parlamemto sia quello che sia, è colpa della società italiana, del suo obsoleto sistema politico, degli avvilenti partiti di oggi….