Nelle varie culture il sacrificio cruento è una componente di particolare importanza nello sviluppo delle civiltà. Infatti è un tema a lungo studiato dai ricercatori del sacro, della Tradizione e della storia delle religioni.
In Homo necans, l’uomo che uccide, Walter Burkert, storico, filologo tedesco e studioso di civiltà antiche, sostiene che la violenza rituale è una componente ricorrente nello sviluppo della realtà umana nelle antiche civiltà, comprese quelle greca e romana. Ma il rito cruento di sacrificio era presente – secondo lo studioso tedesco – sin dal Paleolitico. Un cambio di atteggiamento e l’affermazione della violenza rituale si consolidarono con il passaggio, graduale, dell’uomo da preda a predatore. Così, l’intelligenza dell’uomo e la nascente tecnica fecero sì che crescesse l’attitudine alla violenza, agevolata anche dalle scarse remore nell’uccidere. Ma sorse gradualmente una sorta di cultura dei comportamenti che spinse l’uomo ad assumere nuovi atteggiamenti che incanalarono gli istinti. L’uomo così divenne capace di gestire la propria condotta e i propri impulsi. Il potenziale di aggressione nei gruppi di uomini che andavano a caccia trovò sfogo in questa pratica. La pratica della caccia orientò l’impulso distruttivo dei cacciatori in precedenza rivolto all’uccisione di uomini.
Il libro avrebbe dovuto essere un’opera di carattere generale sulla storia delle religioni, ma divenne presto, dato il materiale raccolto da Burkert, un libro sul sacrificio nella cultura greca. Ogni aspetto viene studiato e spiegato nei dettagli: le feste, la ricostruzione delle Antesterie e i misteri di Eleusi.
Da un punto di vista antropologico, l’uomo, tramite il sacrificio, viveva un incontro con la morte che subito dopo restituiva gioia e vita, attraverso il banchetto. Per il greco, quindi, il sacrificio è un fatto religioso che afferma la vita attraverso un atto che determina la morte. Argomenti sviscerati da altri due grandi studiosi del sacrificio nell’antichità, come Pierre Vidal-Naquet e René Girard.
Il libro si apre partendo dal mito e dal rito, dalla caccia rituale, dal sacrificio di vergini, dall’uccisione degli animali alla festa delle Panatenee, per festeggiare la nascita di Atene, fino al rito funebre, alla festa di Capodanno, alle Antesterie, feste celebrate in onore di Dioniso, e ai misteri di Eleusi.
Quindi, la religione fa parte di ogni aspetto della vita degli antichi greci, e comporta l’osservanza di regole ben precise di condotta: questo studio di Burkert analizza il senso divino e mondano dei sacrifici. Non è un caso che si sottolinei che “non è nella pia condotta di vita, o nella preghiera, o nel canto e nella danza che il dio viene vissuto con la massima intensità, bensì nel colpo d’ascia mortale, nel sangue che scorre, nelle cosce che arrostiscono”.
*Homo necans. Antropologia del sacrificio cruento nell’antica Grecia, Walter Burkert, Jouvence ed., pagg. 296, euro 20,00 (ordini: info@jouvence.it)