La Gialappa’s band, intervistata da Walter Veltroni sul Corsera, hanno offerto una concreta rappresentazione dell’effetto censorio del politicamente corretto sull’arte, sulla creatività, sulla satira e – per darne una visione estesa – sul genio italiano. Di fatto il conformismo avrebbe impedito anche performance cult come quella del Conte Uguccione, in nome di un pensiero unico moralista, sostenuto da una minoranza dalla vocazione totalitaria. Di fatto, in nome di una pericolosa uniformità, si limita e mutila la satira sociale, che dal mondo classico, da Plauto ad oggi, è stata sempre una forma di libertà e uno strumento di critica dei costumi e del potere.***
«Molti dei personaggi di Mai dire gol probabilmente oggi non potrebbero andare in onda. Ne citiamo due: il personaggio di Bebo Storti. Faceva un bianco leghista dipinto di nero. Era un pezzo chiaramente contro la Lega, però oggi sarebbe un problema. Il conte Uguccione, anche lui obiettivamente sarebbe discusso. Il problema è che questi moralisti della tastiera oggi hanno voce. Una volta, come diceva Umberto Eco, stavano al bar del paese e si lamentavano. Oggi bastano duecento incazzati che protestano sui social e i giornalisti che scrivono “il web esplode”. Parliamoci chiaro: il vero problema è che tre scriteriati scrivono baggianate sul web e poi tutti i giornali titolano che la Rete si indigna. Ma non è vero. È una minoranza. Farla passare per pensiero generale è sbagliato e pericoloso».