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F1. Il ritiro per Kimi Raikkonen, l’antieroe del grande Circus

A causa del finale controverso di Abu Dhabi, è passato un po' in sordina il ritiro di un grande protagonista della Formula 1 degli ultimi venti anni

by Lorenzo Proietti
20 Dicembre 2021
in Scritti
0

Gran Premio degli Emirati Arabi Uniti, domenica 12 dicembre 2021: mentre davanti infuria la lotta iridata, sono trascorsi appena venticinque giri ma già si chiude il Gran Premio di Kimi Raikkonen; qualificatosi diciottesimo, il finlandese è costretto ad abbandonare per un problemi con i freni.

È la fine di un’era, durata 352 Gran Premi (con 349 partenze), cominciata con un test sul circuito del Mugello, il 12 settembre 2000 e il cui termine era stato annunciato lo scorso 1° settembre con un post “stranamente lungo”, pubblicato sulle reti sociali.

 

Le vicende sportive

Veterano del Circus, il finlandese aveva disputato il primo Gran Premio di Formula 1 nel 2001, quando all’esordio assoluto in Australia a bordo della Sauber (un sedile che si era guadagnato qualche mese prima grazie a quel test svolto al Mugello), aveva conquistato subito un punto mondiale.

La particolarità di quel giorno resta il fatto che avesse dovuto gareggiare con un permesso speciale in quanto, prima di quel fine settimana, aveva disputato solamente ventitré gare in monoposto.

Il resto della carriera di Raikkonen è storia arci nota: legittimatosi come uno degli alfieri più veloci della sua generazione, in grado di battagliare ad armi pari contro le migliori corazzate, pur alla guida di una McLaren-Mercedes spesso non all’altezza, il titolo iridato conquistato con la Ferrari nel 2007 (cui si assommano i titoli costruttori vinti a Maranello nel 2007 e nel 2008) sembrava davvero il primo passo verso la definitiva consacrazione.

Invece, la solita sfortuna, i silenzi, un po’ di incostanza ma anche la necessità che Maranello aveva sul finire degli anni ’00 del 2000 di rinnovarsi, non gli concederanno mai davvero l’opportunità di provarci una seconda volta, venendo anzi scaricato al termine del 2009 (stagione nella quale per circa metà anno aveva retto da solo le sorti della scuderia) e scegliendo quindi di cimentarsi nel Mondiale Rally (2010 e 2011), nelle Stock Cars americane, per poi essere ringaggiato dalla Ferrari nel 2014, convinta dalle due ottime stagioni precedenti alla Lotus (con due successi).

 

Essere o apparire

Il finlandese non è mai stato seriamente apprezzato dalla magniloquente stampa italiana, sempre pronta a sbeffeggiarlo, a criticarlo, preferendogli di volta in volta i piloti più disparati e che ha cominciato a guardarlo con simpatia solamente quando ormai il “Personaggio Raikkonen” tirava sui media, per altro giocando molto sugli stessi atteggiamenti (i silenzi, i monosillabi, il voler esser comunque distaccato, da un’altra parte rispetto alla confusione dei post gara, la poca sopportazione delle interviste) che i giornalisti avevano da sempre osteggiato, ancora una volta perdendo l’occasione di godersi (e di analizzare puntualmente nel merito) uno dei talenti più cristallini della Formula 1.

In effetti Raikkonen, per quanto insofferente all’ambiente Formula 1, essenzialmente a tutto quello che non fosse guidare, in pista ha saputo interpretare al meglio la complessità di ogni nuovo pacchetto tecnico-sportivo: dagli stint corti con i rifornimenti, alle gomme da trattare con gentilezza, passando per i turbo-ibridi, per le diverse rivoluzioni aereodinamiche, motoristiche, nel complesso giocando comunque un ruolo da protagonista.

 

Vero “genio e sregolatezza” nella prima parte di carriera, dove si è dimostrato velocissimo, eccellendo tanto nel giro secco, quanto nel passo gara, l’emblema di questo periodo resterà la vittoria in tuta McLaren a Suzuka nel 2005, incurante dalla diciassettesima posizione in griglia.

Poi certo, sono arrivati il mondiale, il declino, il primo ritiro e la rinascita, il ritorno in Ferrari da scudiero, lontano dai picchi degli anni 2000 ma sempre pronto a regalare emozioni e a piazzare la zampata (le pole position a Monaco nel 2017 e a Monza nel 2018, il meritato successo ad Austin nel 2018).

A non mancare è stata anche la sfortuna, che da variabile indipendente era ormai una fida compagna di viaggio.

 

Storie recenti

Ancora in Sauber (Sauber Alfa Romeo) dal 2019 al 2021 (miglior risultato il quarto posto del Gran Premio del Brasile 2019), Raikkonen lascia la Formula 1 con 21 vittorie, 103 podi e 18 partenze al palo, numeri di tutto rispetto per un ragazzo che, visti i presupposti, aveva ben poche certezze di arrivare al centro delle grandi arene mondiali ma ne aveva ancor meno di frequentarle per così lungo tempo.

 

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

Tags: f1kimi raikkonen

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