“Intermezzo romano” di Drieu La Rochelle è un libro-gioiello, con la curatela e la traduzione dell’intellettuale lombardo Marco Settimini. Lo studioso milanese introduce i tre testi con un approfondimento storico e letterario. Scrive l’intellettuale francese con la sua immaginifica forza letteraria: “Per quanto ci si sforzi, i miti dell’industria e della democrazia non riescono ad abbruttire una città italiana quanto una città di altri paesi. Là c’è qualcosa che resiste, una pietra troppo bella e forte, una presenza irriducibile. Così tanti palazzi costruiti con roccia e genio non possono venir cancellati in un istante e sostituiti da quella paccottiglia che è, come si suol dire, ogni recente creazione umana. E che importa l’umanità che circola tra le pietre. L’Italia, la Grecia e la Francia non hanno più bisogno degli italiani, dei greci e dei francesi per vivere; vivono in cielo e in poche rovine immarcescibili”.
L’opera “Intermezzo romano” rappresenta al meglio il vitalismo dell’editoria non conformista: Aspis, guidata da Camilla Scarpa, unisce scritti preziosi e rari con una straordinaria cura nella composizione del libro, a partire dalla carta e dai caratteri fino alla copertina (un quadro di Mauro Reggio intitolato “I giardini romani”). ***
Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo un estratto(qui il link per acquistarlo direttamente da Aspis).
Nel corso di quel racconto cominciai a prestare attenzione a quella donna. Fino a quel momento la sua bellezza me l’aveva mascherata. Certo, era una cosa di cui avevo già spesso fatto esperienza: la bellezza non mi pareva facilmente gestibile se non nelle puttane, nelle quali non mi faceva paura. In loro la bellezza era come la qualità di un comune oggetto di chincaglieria e il cui contatto vi dà un piacere caldo, un’emozione famigliare. Non appena la bellezza mi appariva invece in una persona la cui educazione poteva lasciarmi supporre che fosse un’anima, ne ero perturbato. Era ciò che mi stava capitando con la contessa: potendo sperare che fosse un’anima, non temevo che non ne avesse una. Sospettavo che non ne avesse una, eppure doveva averla. E non crediate che ignorassi che le puttane avessero spesso una profondità, ma la rapidità che cercavo nelle relazioni che avevo con loro mi permetteva nella maggior parte dei casi di non raggiungerla. Mi era capitato due o tre volte di lasciarmi prendere per più di un solo istante nella trappola di tale profondità.
Da un po’ di tempo aborrivo il romanticismo intimo, per cui non volevo esaltare nulla di ciò che ora sospettavo ci fosse in lei di buono, però in fondo pensavo al fatto che un po’ aveva sofferto, ma nella maniera in cui soffrono gli esseri incolti che non hanno parole per spiegare, ravvivare e rendere preziosa la loro sofferenza. Quella donna di mondo era incolta come le sgualdrine, solo che era incolta in più lingue, tutto qua. La simpatia sopraggiungeva là dove la pietà e l’ammirazione, stupite d’incontrarsi, non sapevano come fare a coniugarsi a dovere. La presi dolcemente tra le mie braccia; non appena tacque mi ricordai di avere avuto sonno. Lei, distrutta come suo solito, si addormentò di colpo.
Nella rigorosa semplicità, nell’innocente crudeltà con cui si confessava, vedevo le prove del solo autentico pudore, quello che resiste alla vita che sveste e spoglia. Ma il pudore è la palpitazione stessa dell’anima. Dunque aveva un’anima. Era proprio per il fatto che avesse un’anima che come mio solito ero rimasto disorientato di fronte a lei.
*Intermezzo romano di Drieu La Rochelle, Aspis, euro 22
Magnifico testo che Moreno Marchi giudicava tra i migliori di Drieu, da leggere