Dopo lunghe e difficili trattative (che hanno visto, tra l’altro, il no di Guido Bertolaso), il centrodestra è l’ultimo a lanciare ufficialmente il suo candidato al Campidoglio. L’annuncio risale al 9 giugno: in quella data, infatti, la coalizione fa sapere che sarà Enrico Michetti a correre per tentare di strappare la poltrona di primo cittadino di Roma a Virginia Raggi.
Proposto e spinto in particolare da Fratelli d’Italia, Michetti – che si definisce “un italiano senza tessere di partito e moderato” – pur avanti nei sondaggi (è accreditato di una percentuale di consensi che gli consentirà di arrivare al secondo turno in testa), non sembra essere quel candidato “di peso” che in molti tra gli elettori di centrodestra si aspettavano.
Enrico Michetti, va detto, è comunque un personaggio conosciuto tra i romani: da tempo, infatti, conduce un programma radiofonico sull’emittente locale “Radio Radio”. Tra l’altro – ed è forse la cosa più importante in relazione alla competizione in cui corre – è avvocato, professore di Diritto degli enti locali e soprattutto grande esperto di pubblica amministrazione, con particolare riferimento a quella della Capitale.
Il suo nome inoltre (ed è una novità nelle competizioni elettorali) è stato fin da subito presentato in ticket con quello del noto magistrato Simonetta Matone, sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma, che in caso di vittoria sarà prosindaco (a quanto si è appreso, si tratta della posizione di vicesindaco ma con più poteri). E non è tutto, perché della squadra di Michetti fa parte anche un grosso nome: quello di Vittorio Sgarbi, che se le cose andranno bene per il centrodestra sarà assessore ai beni culturali.
A proposito del programma, lanciato con lo slogan di voler far tornare Roma Caput Mundi, si tratta di un documento di oltre cento pagine, in cui il candidato precisa le sue proposte su alcuni temi ritenuti fondamentali (tra essi urbanistica, sicurezza, mobilità, rifiuti, ambiente, turismo).
“La città – si legge tra l’altro nel piano – dovrà valorizzare la sua identità nel mondo come Capitale della Bellezza, assicurando turismo di qualità, green economy e mobilità sostenibile, innovazione e digitalizzazione dei servizi” perché “bisogna restituire ai romani l’orgoglio di vivere, lavorare ed investire nel futuro della Città Eterna”.
Accusato dai suoi avversari di averlo reso noto piuttosto tardi, Michetti ha precisato di aver regolarmente depositato il suddetto programma, aggiungendo poi di ritenere un fatto secondario il non averlo pubblicizzato adeguatamente. La sua idea, infatti, è che quel che conta davvero è aver girato nei quartieri di Roma per parlare con la gente.
E se è vero che, nel corso di questa per lui abbastanza breve (o per lo meno più breve di quella degli altri competitors) ma pure intensa campagna elettorale, Michetti è stato al centro di polemiche per aver disertato i tradizionali faccia a faccia con i suoi avversari, lo è altrettanto il fatto che stando alle intenzioni di voto i romani lo manderanno sicuramente al ballottaggio.
Resta da vedere, anche a fronte dell’alta percentuale di indecisi (e dell’altrettanto alta percentuale di coloro che molto probabilmente non andranno a votare), cosa succederà al secondo turno. Anche alla luce delle possibili alleanze tra i suoi avversari, infatti, le probabilità che riesca a conquistare il Campidoglio (soprattutto se a contenderglielo, come sembra, ci sarà Roberto Gualtieri) sembrano abbastanza ridotte. Non è detta, però, l’ultima parola. Potrebbero infatti esserci delle sorprese.