Negli anni scorsi parlando di riforme delle pensioni e dell’Inps, i legislatori italiani si sono sempre concentrati sulle pensioni minime, sui ritocchi al rialzo o al ribasso, portandole all’odierno importo di 495,43 euro. Nessuno fino ai tempi recenti si era posto il problema delle pensioni massime, quelle di chi, mentre moltissimi anziani, per vari motivi, hanno una pensione da fame, percepiscono decine di migliaia di euro.
La questione è stata portata all’attenzione del dibattito da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che già in campagna elettorale aveva puntato molto sulla revisione delle pensioni d’oro, portando la questione in Parlamento con una proposta di legge, ricevendo subito l’appoggio di Movimento Cinque Stelle, Lega e Sel. Le cosiddette pensioni d’oro costano allo stato circa 13 miliardi di euro e sono percepite da grandi manager che in molti casi lavorano ancora e incassano cospicui gettoni di presenza dai cda delle società che amministrano.
Il pensionato più dorato è Mauro Sentinelli, che prende 91mila euro al mese più spiccioli ma è ancora nel cda di Telecom ed Enertel, così come il terzo gradino del podio è occupato da Mario Gambaro, ex Interbanca, che prende 51mila euro mensili ed è nel cda di Mittel. Seguono poi molte pensioni da 40 mila euro mensili detenute da manager e banchieri.
Secondo Fdi, queste pensioni non sono state maturate versando contributi effettivi, ma derivano da trattamenti privilegiati e da una sperequazione vistosa nel vecchio sistema pensionistico e quindi, “nel caso non siano stati versati contributi sufficienti con il metodo contributivo, la parte eccedente il tetto va tagliata e le risorse risparmiate vanno utilizzate per aiutare i giovani e le pensioni minime e di invalidità.”
Questa battaglia ha raccolto un consenso trasversale proveniente anche dalla parte opposta dello schieramento politico, con Paolo Ferrero, uno dei leader della sinistra radicale, che propone un tetto di 5 mila euro al mese. Anche nell’ambito della cosiddetta casta qualcuno ha capito che non è più possibile continuare a chiudere gli occhi. Uomini d’apparato come Bruno Tabacci che propone di scegliere fra pensioni d’oro e stipendi, molto spesso pubblici, d’oro. La questione però è ancora aperta, gli italiani vedranno alla prova dei fatti, quando la legge verrà discussa, se la crisi c’è solo per i poveracci o anche per chi porta a casa due o tre mila euro al giorno.
@cescofilip