
Carbonio editore pubblica volumi di particolare qualità. E sorprende ancora con un libro profondo e acuto, Religione e ribellione di Colin Wilson (1931 – 2013), libro sfortunato quando uscì ma in seguito molto rivalutato. Lo scrittore inglese era reduce dal successo della sua prima opera, L’Outsider, del 1956, successo propiziato anche dall’uscita in contemporanea di Ricorda con rabbia di John Osborne. I due autori furono accomunati dalla stampa e dalla critica nella corrente letteraria dei “Giovani arrabbiati” inglesi. Wilson si rimise subito al lavoro e scrisse di getto questo libro che uscì l’anno dopo, nel 1957, considerato il secondo del “ciclo dell’Outsider”. Suddivisione non molto rigida poiché i quattro volumi possono essere letti singolarmente.
La critica stroncò Religione e ribellione, come detto. A torto, e in seguito si ravvide. Questo libro corposo e di qualità, che si legge con piacere, coniuga la religione – e quindi una visione spirituale del mondo – e la ribellione contro il mondo moderno e materialista. Non solo: analizza, sotto questa luce, anche il rapporto fra il genio individuale e una società con le sue regole e le sue restrizioni. Non solo: Wilson nel libro mette a fuoco anche come ampliare la propria coscienza e tenere ben saldo nelle proprie mani il destino. Contro le idee stabilite e prefissate della società contemporanea (oggi si direbbe del “politicamente corretto”) Wilson auspica un atto di libertà e di autoaffermazione da parte del vero outsider. Così lo scrittore, nel rispetto di una visione spirituale e antimaterialista, espone, capitolo dopo capitolo, la biografia e il pensiero di autori che secondo lui hanno dato vigore a una visione da “outsider” . Pensatori del livello di Kirkegaard, Pascal, Nietzsche, Rilke, Shaw, Fitzgerald, Rimbaud ed esoteristi come Swedenborg e Böhme. L’evoluzione del pensiero di Wilson sull’outsider, rispetto a prima, è che gli individui non sono insider o outsider ma hanno nel proprio carattere entrambe le tendenze.
All’inizio l’autore afferma che la ribellione dell’outsider si rivolge contro “la mancanza di tensione spirituale in una civiltà materialmente prospera” attribuendo gran parte della colpa al materialismo e alla prosperità associandoli al ”declino dell’Occidente” e quindi gli outsider in questo panorama sembravano come “pustole sul volto di una civiltà morente”. Ma Wilson specifica che i ribelli religiosi come Kirkegaard, Pascal, Law, non erano solo uomini virtuosi ma soprattutto contemplativi per formazione, per temperamento. Per loro una vita senza ricerca non valeva la pena di essere vissuta. Ma il punto di partenza di questa nuova disamina dell’outsider, in maniera più approfondita e matura rispetto al primo libro, sta senz’altro nel fatto, come sostiene lo stesso Wilson, che “la ‘coscienza visionaria’ e la percezione delle ‘assurde buone intenzioni’ sono il punto di partenza”. Laddove le “assurde buone intenzioni” sono, come spiega richiamandosi a
un’opera di George Bernard Shaw, le intuizioni; la coscienza visionaria, invece, la sensibilità che si sviluppa facendo emergere il proprio Io attraverso la meditazione. Religione e ribellione è un’opera di approfondimento che riguarda intellettuali, pensatori, scrittori che hanno preso le distanze dalla società moderna, materialista, nichilista e consumista e sulla base del proprio carattere e della propria visione del mondo hanno avviato una ricerca spirituale.
Colin Wilson individua questo meccanismo e sviluppa una critica della dimensione spirituale, della morale, attraverso la psicologia, la critica letteraria, la filosofia, la poesia, la storia. Appunto i vari settori di interesse di Wilson.
Lo scrittore fa propria la lezione dello storico Arnold Toynbee secondo il quale in qualsiasi società gli individui più importanti sono una “minoranza creativa” che affrontano l’evoluzione di una società e sono filosofi, artisti, pensatori. Questi uomini, sosteneva Toynbee, raggiungevano un livello di creatività seguendo un processo che prevedeva la solitudine per poi “liberare” le loro visioni e intuizioni nella società, illustrandole e cercando di convincere gli altri a metterle in pratica. Durante le lotte interiori questi esseri, per Wilson, erano gli “Outsider”. Come esempi, Toynbee citava Buddha, Confucio, San Paolo, Maometto, Dante, Kant ecc. e affermava che le civiltà decadono quando le minoranze attive e creative vengono meno. Wilson, vero outsider, specie in quegli anni, offriva una serie di prospettive contro la società materialista e liberale.