Accade che una società investa tantissimo su un campioncino in erba, dalla sicura prospettiva. Succede poi che questi non mantenga le promesse e finisca a giochicchiare qua e là, nel ricordo dei tempi lontani. Di quando bastavano due palleggi per finire, virale, sulla Gazzetta dello Sport. Se questo vale per il calcio, a maggior ragione varrà per la politica.
La parabola di Mattia Santori che finisce a candidarsi al consiglio comunale di Bologna assomiglia tanto, forse troppo, a quella del super talento milanista, di origini reggiane e marocchine Hachim Mastour. Ve lo ricordate? Qualche anno fa era impossibile “dribblare” i suoi video sui social. Ecco il nuovo campione, guarda che gioco di classe, clicca qui per salutare il nuovo Messi (o Rivera, o Gullit, o Van Basten o chiunque sia abbastanza evocativo). Giochi di prestigio palla al piede, magie su magie, un funambolo prestato al football. L’ultima speranza del calcio. Mastour, giunto all’età in cui il pallone non è più solo un gioco ma deve iniziare a diventare un lavoro, è stato mandato dal Milan a farsi le ossa in giro. Prima l’Olanda, dove ha deluso. Poi la Grecia, dove ha confermato i dubbi. Quindi la Reggina in B, che lo ha girato poi al Carpi in C e oggi, dopo un fugace ritorno in Calabria, si trova – a 23 anni e con un futuro da predestinato ormai in cenere – a cercare un ingaggio da svincolato.
Santori a sinistra ha inizialmente acceso gli stessi entusiasmi dell’attaccante italo-marocchino. É stata la speranza della politica che riparte del basso, il progetto civico-giovanile che serviva, da un lato a rintuzzare la presa dei Cinque Stelle sui giovani indignados affezionati telespettatori de Le Iene, dall’altro a contrastare la piazza delle destre che, quasi quasi (ah, se si fosse scelto un candidato un filo migliore…) scippava l’Emilia Romagna all’asse democratico che l’ha governata per quasi ottant’anni. Ogni volta che finiva in tv, in un dibattito o sui social erano magie. Evocava grandi speranze agli orfani di una sinistra non più comunista ma teneramente al passo coi tempi. Un giovanotto (a 34 anni di solito nel calcio si inizia a pensare a cosa si farà da grandi…) che gioca col fresbee e pretende un futuro migliore, etico e sostenibile. Poi, anche per lui, è arrivato il momento in cui la politica da trastullo social è diventata qualcosa di più serio. E sono iniziati i dolori. Prima le Sardine che perdono l’occasione di strutturarsi e diventare qualcosa di più serio rispetto a un movimento di opinione, ogni raduno fuori dall’Emilia un flop. Poi la foto con Oliviero Toscani e il signor Benetton mentre l’Italia era ancora infuriata per il crollo del ponte di Genova, quindi le supercazzole in diretta tv e infine la “pausa di riflessione” per mascherare la fine, indecorosa, di un progetto. Ora si trova con la grande occasione che, detto tra noi, è amara consolazione rispetto a chi si poneva come speranza futuribile in ottica nazionale. Con la speranza di trovare un lavoro come assessore. In una grande città, certo. Ma che è sempre “periferia” rispetto ai luoghi veri del potere di questo Paese.
Nel calcio, come nella politica, non bastano le finte, le veroniche, i record di palleggi, i numeri da circensi. Non bastano nemmeno le supercazzole, le parole se le porta via il vento. Servono idee, sacrificio, mentalità. Non basta essere pompati dalla stampa amica di Mino Raiola o delle corti celesti democratiche. Mastour e Santori, per ora, paiono accomunati dallo stesso destino di enfants prodige passati, direttamente, dalla gloria alle serie inferiori. Una volta, cinicamente, si sarebbe detto “bidoni”.
Santori è un sottoprodotto della politica vaffanculesca e analfabeto-sinistreggiante dei Cinque Stalle. Il nulla assoluto: e non a 20 anni, ma a 34, all’età nella quale Napoleone era già padrone di mezz’Europa ed Alessandro Magno era morto da un anno…
…ed a 31 anni, Luigi XV di Francia era già nonno (figlia e nipote legittime).
Finire in latta, sott’olio, è il massimo per una vera sardina…