Il vignettista Giannelli ha capito subito tutto, a differenza di quelli dell’Usigrai, il sindacato unico dei giornalisti Rai che fingono di non aver capito nulla. Sul Corriere del 28 marzo ha pubblicato il disegno di un telecomando con la faccia di Matteo Renzi. Infatti, il succo della riforma proposta dal suo governo per la riforma della Rai è esattamente questo: l’ente radiotelevisivo pubblico viene sottratta al controllo dei partiti come si chiede a gran voce, ma semplicemente perché passa sotto il diretto controllo del governo e della maggioranza che lo esprime! Ma tutto va bene perché il governo e la maggioranza sono considerati “amci”…
Sono passati molti anni è i mezzibusti che all’epoca scesero in piazza con i banchetti per far firmare il popolo contro la lì “occupazione berlusconiana della Rai” al ridicolo grido “Abbonato alza la voce”, non si vedono proprio, né i vecchi (che nel frattempo hanno fatto adeguata carriera: Roberto Natale ad esempio è diventato capo ufficio stampa della presidenta Boldrina), né i nuovi. Ad un sindacato de sinistra espressione della maggioranza dei giornalisti Rai che sono de sinistra, va benissimo essere eterodiretti da un governo di sinistra-centro guidato da un democristiano di sinistra come l’attuale, che sperano si rinnovi per sempre. Cambieranno di certo idea in merito se a gestire la riforma renziana verrà in seguito un ipotetico governo di centrodestra. Il Doppiopesismo per costoro è la regola e non se ne vergognano.
Se il progetto sarà approvato senza modifiche si prevede un Consiglio di amministrazione della Rai composto da sette membri invece di nove, di cui due nominati dalla Camera, due dal Senato, due dal governo e uno dai dipendenti dell’ente. Solo un imbecille ipocrita non può non rendersi conto quale sarà il risultato. In una Camera eletta con l’Italicum e con un Senato “regionalizzato” il Parlamento sarebbe totalmente in mano a chi vincerà le elezioni, con tutta probabilità il PD, e quindi i rappresentanti di Camera, Senato e tanto più del governo sarebbero espressione del PD o suoi soci, cioè de sinistra. Il che vale anche se la riforma andasse in vigore da sunito. Il membro eletto dai dipendenti Rai (bisognerà vedere in che modo), considerato l’andazzo dell’ente sarebbe ugualmente de sinistra. Si consideri poi che il nuovo amministratore delegato, con ampio potere di decisioni autonome sino a 10 milioni di euro (cioè quasi ogni decisione), quindi un vero e proprio dominus, sarebbe eletto dal CdA su indicazione dell’assemblea dei soci a totale controllo del Ministero del Tesoro. E i noni che già circolano sono di gente di sinustra e/o di amici personali del premier. Inoltre, come si sa, poi, i direttori e i capi struttura li nomina il CdA.
Il giochetto è fatto, il cerchio si chiude, la Rai si libererà dai partiti per essere sotto un solo partito, quello di governo, e dipenderà virtualmente da lui, quale che esso sia, ma ovviamente il furbo boy scout fiorentino ritiene che di sicuro sarà lui a succedere a se stesso. E il “pluralismo dell’informazione”? L’ipocrisia e la malafede dell’Usigrai è così palese che è un pugno allo stomaco. Stiamo cadendo dalla padella alla brace, ancora di più nel PUR, il Pensiero Unico Renziano, ma a quanto pare a nessuno importa, va tutto bene. E tutti quelli che denunciavano il presunto controllo dell’informazione” di Berlusconi? e L’autorevole invito a mantenere “la schiena dritta” contro le lusinghe e le prevaricazioni berlusconiane lanciato dal brav’uomo Ciampi? (questo articolo sarà pubblicato sul prossimo numero de Il Borghese)