A metà degli anni Settanta, il fisico ed ex ricercatore William Luther Pierce (1933-2002), sotto lo pseudonimo di Andrew Mcdonald, pubblicò a puntate i Diari di Turner, sulla rivista «Attack!», organo ufficiale della National Alliance. Si trattava di un’organizzazione politica ultra-nazionalista, fondata dall’autore stesso, la cui base ideologica coniugava una forte connotazione razzista, propugnante una supposta superiorità dei bianchi sulle altre etnie, a una critica radicale all’assetto socio-economico americano, di tipo multietnico. Dal 1978, anno della sua prima pubblicazione, la sua diffusione non ha conosciuto arresti nell’eterogenea galassia del radicalismo identitario statunitense. Dai Neo-Confederati a Potere Bianco, le posizioni più intransigenti e avverse alle scelte del Governo Federale riguardo temi quali l’immigrazione, l’aborto o i diritti omosessuali hanno trovato nello scritto di Pierce voce e megafono delle loro istanze. Un libro culto, insomma, e, forse proprio perché tale, maledetto, presunto ispiratore di una serie di atti eclatanti e violenti, i più citati tra i quali rimangono l’attentato di Oklahoma City organizzato da Timothy McVeigh e Terry Nichols nel 1996 e, prima ancora, nel 1984, l’omicidio dello speaker radiofonico Alan Berg – episodio portato sullo schermo dal film di Oliver Stone Talk Radio.
Il romanzo, appena pubblicato in edizione italiana con il titolo La Seconda Guerra Civile Americana, si apre con una prefazione, vergata da anonimi redattori, datata un secolo dopo i fatti successivamente narrati, ambientati negli anni Novanta del Novecento. L’espediente narrativo è quello di presentare il ritrovamento del diario di uno dei primi membri attivi del movimento ariano e xenofobo che avrebbe portato al rovesciamento violento del governo degli Stati Uniti e l’eliminazione di tutti i gruppi razziali considerati impuri – in particolare, ebrei e afro-americani. Earl Turner, protagonista della vicenda, assieme alla fidanzata Katherine e allo spietato Henry, è membro di una delle tante cellule terroristiche all’interno della struttura rivoluzionaria conosciuta come “Organizzazione”, che mette in atto azioni di sabotaggio e attentati a danno del “Sistema”. Teorie che, ricalcando le odierne ipotesi cospirazioniste, chiamano in causa il preciso progetto di un Nuovo Ordine Mondiale, basato sulla distruzione delle differenze nazionali in vista di un dittatoriale internazionalismo monetario atto a trasformare i cittadini in lobotomizzati consumatori della merce marchiata con il nome di “democrazia”. Gli sforzi di Turner e dei suoi vengono ricompensati con l’esplosione di una vera e propria guerra razziale su scala mondiale, combattuta anche con armi atomiche, le quali porteranno all’annientamento di buona parte della popolazione del pianeta, ma che salveranno abbastanza membri della razza ariana, rifugiatisi al sicuro in una colonia californiana per ripopolare il mondo. Earl Turner – dalla cui voce ascoltiamo il crescendo degli eventi, la metodica preparazione delle azioni come il loro svolgersi concitato, le paure come l’assoluta risolutezza – è un “eroe” che il semplice disprezzo difficilmente può liquidare. Un personaggio con cui occorre fare i conti, poiché indice di una zona d’ombra presente in seno alla modernità. Un “eroe” che chiude la propria parabola lanciando un acre enigma al futuro, in un volo suicida contro il Pentagono, la cui dinamica ricorda sinistramente quella dell’11 settembre, delineando una trama di coincidenze che rivela un volto tanto sconosciuto quanto inquietante del secolo americano.
*La Seconda Guerra Civile Americana di Andrew Macdonald, introduzione di Giorgio Galli, tr. di Diego Sobrà, Edizioni Bietti, Milano 2015, pp. 368, € 20