Beppe Furino è stato il più utile ma il meno reclamizzato giocatore di quella Juventus che negli anni Settanta ha cominciato a dettare legge in Italia e in Europa. Aveva un fisico sbagliato per il calcio: piccolo, ingobbito, magrolino. Era però un fascio di nervi. E se andavi a sbattergli addosso finivi che ti facevi male. Con la maglia bianconera ha vinto tutto, otto scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Uefa e una Coppa delle Coppe. Correva come un forsennato, recuperava una quantità infinita di palloni. Oggi è candidato sindaco per il centrodestra a Moncalieri, il comune dove vive e dove esercita la professione di assicuratore. Ma andiamo con ordine. Prima spazio ai ricordi di una carriera inseguendo un pallone.
“Nella settimana che precedeva il derby, Boniperti ci faceva mille telefonate e andavamo allo stadio due ore prima. Troppa tensione. Ho perso, vinto, menato: era il derby. Oggi questa partita non la capiscono più come una volta” ama ricordare.
Lui ha finito per diventare Furia, proprio come il celebre cavallo del west del telefilm. Furia, Furin, Furetto. “Mi chiamò così Vladimiro Caminiti, un grande giornalista troppo presto dimenticato. Ma questi sono i tempi della velocità senza memoria, non è vero?”, ricorda.
“La mia prima volta vinsero loro, il Toro 2-1, era il 1969. Poi, una trentina di derby mal contati, più persi che vinti. Noi pativamo i granata, quei malandrini che sapevano certo giocare, ma anche provocare – racconta il capitano di tanti trionfi – Causio, per esempio, al primo insulto perdeva la bussola e spariva. Anch’io non ero più io. Il Toro aveva il valore aggiunto dell’appartenenza, del vivaio, oggi si è perso. Ma anch’io, Bettega e Causio arrivavamo dal settore giovanile. Si giocava in cortile, all’oratorio, in piazza D’Armi, oggi esistono solo scuole calcio a pagamento. Ogni bambino, a quel tempo, giocava a pallone tutto il giorno. Nel Toro c’era Ferrini, grande carisma, magnifico centrocampista, non solo un lottatore. Con Agroppi ci conoscevamo fin da piccoli, ci eravamo affrontati mille volte nei vari campionati, eravamo amici, ma nel derby lui si trasfigurava. Lo capii la volta che mi diede un cazzotto in mischia e poi sparì: altrimenti non sarebbe finita in quel modo, io ero un po’ vendicativo”.
I ricordi sono come un torrente in piena, e non potrebbe essere diversamente: “Lo scudetto perso nel 1976 resta la delusione più profonda, avevamo 5 punti più del Toro eppure non bastarono: tre sconfitte di fila, Cesena, derby, Inter, così loro ci passarono davanti. I tifosi contestarono al campo d’allenamento, io ne inquadrai due o tre. L’anno dopo vincemmo la Coppa Uefa a Bilbao. Quando tornammo a Caselle, io che ero il capitano scesi dall’aereo con il trofeo in mano. Tra i tifosi che si avvicinarono sulla pista, riconobbi uno dei contestatori. Mi disse bravo Beppe, grande Beppe. Gli risposi: se non te ne vai, ti spacco questa coppa in testa”.
Oggi l’ex mediano prediletto del Trap scende in campo per il centrodestra nel più popoloso comune dell’hinterland torinese. Per sfidare il centrosinistra in uno dei suoi feudi più inespugnabili. Furia sarà l’avversario di Paolo Montagna, attuale vicesindaco, che corre per il centrosinistra. In una sorta di derby elettorale Furino se la vedrà anche con il suo vecchio avversario granata Rosario Rampanti, ex assessore allo sport di Moncalieri, che con i Moderati sostiene il nuovo candidato sindaco.
“Con Beppe Furino candidato a Sindaco per Moncalieri siamo pronti non solo a giocarci la partita fino in fondo ma a vincerla”, hanno sostenuto il coordinatore regionale di Forza Italia Gilberto Pichetto, il commissario provinciale di Forza Italia Torino Carlo Giacometto e l’eurodeputato degli azzurri l’onorevole Alberto Cirio durante la presentazione ufficiale del candidato a sindaco della coalizione di centrodestra.
“Moncalieri è la prima città della cintura metropolitana di Torino – ha spiegato Pichetto – con la candidatura di Beppe Furino caliamo un pezzo da novanta con il quale siamo certi che potremo vincere”. “Ho molto apprezzato il suo slogan ‘Sono qui come cittadino, il mio partito è Moncalieri’ – ha proseguito il coordinatore di Fi – È questo l’approccio con il quale bisogna scendere in campo per una elezione amministrativa che non ci nascondiamo resta comunque difficile. Sono certo che Beppe così come è stato un ottimo calciatore, potrà anche essere il giusto primo cittadino di Moncalieri. Possiede infatti tre qualità fondamentali per ben governare: il gioco di squadra, la dedizione e la passione. Ci ha promesso di metterle al servizio di tutti i cittadini di Moncalieri dando nuova speranza ad una città che da anni ha bisogno di cambiare aria, politicamente parlando”.
Fino all’ultimo, sul tavolo, insieme al nome di Furino, è rimasto quello di Arturo Callegaro, leader della Lega, partito politico in netta ascesa nel gradimento percentuale degli elettori. Poi Callegaro ha ritirato ufficialmente la propria candidatura, ha fatto un passo indietro, un gesto accolto con gratitudine e con sollievo da parte dei forzisti che cercavano attorno al quale creare le maggiori convergenze possibili. Da lì il via libera a Furino.
@barbadilloit
@MarioBocchio