Jerome David Salinger ha segnato l’adolescenza di milioni e milioni di ragazzi con un classico della letteratura mondiale, che a distanza di più di sessant’anni dalla editio princeps si conferma uno dei libri più letti in tutto il mondo. Stiamo parlando di «The Catcher in the Rye», in Italia noto come Il giovane Holden: la resa in italiano, decisamente poco letterale, si deve ad uno dei più grandi scrittori della nostre lettere, Italo Calvino, che optò per una traduzione con tutta evidenza reader oriented.
Adottato per alcune generazioni quale libro di testo nelle scuole americane, di recente è stato sostituito con romanzi più educativi ma di certo più politicamente corretti. In effetti, è un romanzo senza vie di fuga: con protagonista un adolescente newyorchese bocciato per l’ennesima volta e disgustato dalla realtà consumistica e conformistica degli anni ’50: sicuramente non un romanzo per ragazzi, privo com’è di catarsi finale, ma certamente Il giovane Holden è specchio di una realtà soffocante e moralistica, in senso protestante.
A «The Catcher in the Rye» seguì ben poco – Nove Racconti, Franny e Zooey e Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour – per espressa volontà dell’autore. Del resto Salinger preferì ben presto ritirarsi a vita privata – anche perché seccato dai tanti aficionados del Giovane Holden – per dedicarsi allo studio delle filosofie orientali e a sperimentazioni varie.
Scomparso alla veneranda età di novantuno anni nel 2010, Salinger ha vietato la pubblicazione di ogni suo scritto, a eccezione ovviamente dei titoli menzionati in precedenza, pur di preservare la tranquillità agognata e infine ottenuta in una solitaria casa di campagna nel New Hampshire: per anni in libreria sono dunque circolate solo ristampe.
Postumo appare per la casa editrice meneghina, Il Saggiatore, il volume “I giovani”: costituito da tre racconti inediti in Italia, risalenti alla prima produzione dell’Autore e anteriori al Giovane Holden: furono pubblicati tra il 1940 e il ’44, a partire dal primo che dà il titolo all’edizione in libreria, I giovani, cui seguirono Va’ da Eddie e Una volta alla settimana; quest’ultimo verrà pubblicato in un secondo momento, al ritorno in patria di Salinger dall’esperienza bellica.
Dopo il mancato approdo sulle pagine del “New Yorker”, I giovani e Una volta alla settimana saranno accolti su una piccola ma influente rivista, «Story», mentre Va’ da Eddie apparirà su un giornale universitario del Kansas. Sono racconti brevi, diretti e lineari, che contengono ad ogni modo in nuce tematiche e atmosfere amplificate e approfondite nelle opere maggiori. Il tempo dei tre racconti è scandito dalle battute secche dei dialoghi. La narrazione è affidata quasi interamente ai personaggi, se si eccettuano le inevitabili proposizioni di raccordo che abbozzano gli spazi – ristretti – della scena. Il tutto è narrato con distacco dall’autore come in un film di John Cassavetes: tra anelli di fumi e neghittosità ontologica, tra un cocktail, uno sguardo indiscreto e l’annuncio apatico di essere in procinto di partire per il fronte a una cara vecchia zia non più lucida. In Salinger non c’è ribellione, ma accettazione distaccata della realtà, degradata e contraddittoria, e ripiego interiore: scrittura e vissuto nell’opera di Salinger si intrecciano. La scrittura preannuncia l’inevitabile ritiro a vita strettamente privata dello scrittore compiutosi nel 1965.
*”I giovani. Tre racconti”, di J. D. Salinger (Il Saggiatore, pagg. 80, euro 12)