La notizia è che ha vinto Vincenzo De Luca, il dato è che ha perso l’estabilishment renziano. Il timore (democratico) è che la coperta si sia stracciata e che Cozzolino, lo sconfitto, sia pronto a presentare ricorso. L’epilogo delle primarie più pazze del mondo, quelle del Pd in Campania, nella notte tra domenica e lunedì quando il risultato è stato ufficializzato: a sfidare Stefano Caldoro sarà l’ex sindaco di Salerno, nella rivincita della sfida regionale di cinque anni fa.
De Luca ha trionfato a Salerno, Avellino e Caserta, ha tenuto a Benevento e soprattutto a Napoli. Lo sfidante, l’ex europarlamentare già bassoliniano Andrea Cozzolino, ha raccolto dodicimila preferenze in meno. Ma, ad urne aperte e poi richiuse, ancora chiede lumi e certezze su conteggi e spoglio.
Le primarie campane – come hanno già sottolineato quasi tutti gli osservatori – segnano la disfatta della generazione Renzi. Tre-quattro mesi di follia culminati nel voto di domenica quando, alle urne e sulle schede, gli elettori hanno trovato anche i nomi dell’ex vendoliano Gennaro Migliore e dell’esponente Idv Nello Di Nardo che, nel frattempo, avevano ritirato la loro candidatura. Cinque nomi per tre candidati effettivi: De Luca, Cozzolino e il socialista Di Lello. Nessuno, a Roma, le voleva le primarie. Tanto che a un certo punto sembrava possibile anche la nascita di un fronte comune De Luca-Cozzolino proprio per garantire lo svolgimento delle consultazioni.
Lo slittamento della tornata campana è finita persino sulle schedine del lotto. Tutti a giocare le date annunciate e poi slittate che hanno scandito praticamente l’intero mese di febbraio. Mentre, a Roma, si cercava un candidato unitario capace di zittire le “bande” e imporsi come alfiere del nuovo corso renziano. S’era trovato anche un nome importante, Luigi Nicolais, numero uno del Cnr. Che, però, ha dovuto far dietromarcia tra gli anatemi dei lettiani.
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Saviano contro le primarie. Dal bestseller alle filippiche sulle beghe di partito
Ma gli sconfitti anti-primarie – tra cui i capintesta della Fonderia, Picierno in primis – non si son dati per vinti e hanno trovato in Roberto Saviano un alleato affidabilissimo. Lo scrittore, a pochissime ore dall’apertura dei seggi, l’ha buttata in Gomorra appellandosi alla coscienza dei campani tirando in ballo il fantasma di Nicola Cosentino: non andate a votare, sono sempre gli stessi, sarà voto di scambio. De Luca l’ha presa malino. C’è da giurarci che se la legherà al dito. Così come, si sussurra, abbia già segnato su un foglio i nomi dei notabili dem che in provincia di Salerno – profetizzando la sicura vittoria del napoletano Cozzolino – hanno approfittato della sua “assenza” per affondarlo. Rottamatori della primissima ora e area popolare, in sostanza. Più pericolosi della decadenza, della Legge Severino. Che rimane la Spada di Damocle sull’aspirante governatore.
De Luca, quindi, può cominciare la sua campagna elettorale. Ma non può contare del tutto sul suo partito. In fondo, storia vecchia per l’ex sindaco di Salerno che – pur di stabilire un ponte di comunicazione con il nuovo corso fiorentino del Pd – non ha esitato a rompere i rapporti con D’Alema e Bersani. Il sindaco di Salerno, anzi l’ex sindaco di Salerno, ha buona stampa per questo. Corpo estraneo al suo stesso partito. Ma, questa, è la stessa identica circostanza che ne ha decretato la sconfitta nel 2009.