Qualche anno fa, la Dia aveva già lanciato l’allarme denunciando come il fenomeno degli sbarchi clandestini in Sicilia costituisse uno degli affari della mafia siciliana in accordo con la criminalità africana. Adesso, che il dramma dei barconi è ancora più vivo e tragico di qualche tempo fa, il patto tra consorterie “mediterranee” per la tratta degli immigrati sembra più forte che mai.
La Direzione investigativa antimafia torna sul caso e lo fa parlando del quadro mafioso del territorio di Siracusa. “Nel valutare il quadro della minaccia va tenuta in debita considerazione quella componente straniera che gravita nella provincia in quanto coinvolta nelle attività criminali connesse all’esodo di massa di extracomunitari provenienti dalle coste africane”.
E poi le risultanze investigative nell’ambito del periodo temporale tra gennaio e giugno dello scorso anno: “Le operazioni condotte nel semestre hanno consentito di individuare organizzazioni per lo più composte da eritrei ed egiziani che accoglievano i migranti fuggiti da strutture di accoglienza o sottrattisi all’individuazione delle forze dell’ordine al momento dello sbarco, provvedendo, in cambio di denaro, al loro trasferimento verso le destinazioni finali, solitamente in direzione del Nord Europa”.
I “servizi” offerti ai migranti fuggitivi non si limitavano a dare una destinazione in Europa ai disperati ma si estendevano alla protezione dei mercanti di carne: “Gli stessi si premuravano di proteggere e agevolare la fuga degli scafisti in modo da consentire il loro rientro in Africa per la reiterazione dei viaggi”.
Solo qualche giorno fa la stampa britannica ha diffuso i sospetti dell’intelligence europea sulla natura dei passeggeri imbarcati sulle carrette del mare. L’Isis infiltrerebbe i suoi agenti tra le migliaia di disperati stipati sulle navi che fanno la spola nel canale di Sicilia. Ciò segnala un dato che conferma le risultanze investigative: quello dell’immigrazione clandestina è un affare lucrosissimo, con decise valenze politiche e strategiche. In mano a gang e bande più o meno organizzate, più o meno ramificate ma sempre molto labili e legate, in maniera imprescindibile, alla potenza “militare” dell’organizzazione stessa ed alla sua capacità di controllare il territorio, sia per il reclutamento dei “passeggeri” sia per le operazioni, materiali, di imbarco.