“Lavorare, creare, donare” sono le tre parole che compaiono nel logo della Fondazione del Gruppo Ferrero, nel dna del quale è impressa la responsabilità sociale, un valore su cui Michele Ferrero, l’industriale dolciario appena scomparso ha insistito per tutta la vita, che per lui è durata 89 anni.
“La mia unica preoccupazione è che l’azienda sia sempre più solida e forte per garantire a tutti coloro che ci lavorano un posto sicuro” è stata la sua più famosa dichiarazione. L’aneddoto: il gioco del trenino per testare i prodotti. Michele Ferrero cercava sempre di capire i consumatori calandosi nei loro panni. Radunava i suoi più stretti collaboratori: seduti attorno a un tavolo si trovavano davanti i vagoncini del piccolo convoglio con i nuovi prodotti da testare, il capo distribuiva la pagellina per i giudizi dopo l’assaggio e si poteva dare un voto da 6 a 9. Come a dire: comunque non andiamo sotto la sufficienza e la perfezione non esiste. Alla fine il discorso di Ferrero era sostanzialmente sempre lo stesso: “Se c’è qualcosa da cambiare, si cambia. I milioni di clienti che ci affidano i loro soldi devono essere contenti e tornare ad acquistare i nostri prodotti”.
Michele Ferrero è stato un autentico protagonista della responsabilità sociale d’impresa. La multinazionale del dolciario ha messo in campo una strategia articolata su molti fronti, con l’ambizione, entro il 2020, di raggiungere i dieci obiettivi di sostenibilità o almeno di quelli restanti: dai diritti umani alla tutela dell’ambiente, dalla certificazione delle materie prime a uno stile di vita sano.
Nel 2014la Nutella ha compiuto 50 anni. Il primo vasetto della crema spalmabile più conosciuta è nata nella fabbrica di Alba in una mattina di aprile del 1964: comincia così, in casa Ferrero, la storia di un successo mondiale. Il nome Nutella arriva dall’ingrediente principe, la nocciola (“nut” in inglese) e dalla desinenza “ella”, con valore positivo. Nutella è il frutto dell’intuizione di Michele Ferrero che ha cambiato nome e ha migliorato la formula della “Supercrema” creata dal padre e dallo zio nel dopoguerra. L’esordio pubblicitario avvenne sul palcoscenico di Carosello: nel 1967, il marchio si fece sponsor di letture sceneggiate di racconti del libro “Cuore’ì”. All’inizio degli anni Settanta, ha legato la sua immagine alle avventure di “Joe Condor”. Successivamente, sulla scia delle difficoltà economiche conseguenti alla crisi del petrolio del 1973, la comunicazione si fece più rassicurante: era l’epoca del claim “Mamma tu lo sai”. Poi la campagna pubblicitaria sulla stampa, con i bambini di tutto il mondo con una fetta di pane e Nutella in mano.
Nella storia del nostro paese Adriano Olivetti è stato il precursore della responsabilità d’impresa. Michele Ferrero è stato colui che ha recepito, già dal 1961, in pieno questa filosofia, mantenendo però sempre un basso profilo e rifuggendo dall’ostentazione e dalla tentazione di farsi pubblicità. Molte iniziative sociali sono rimaste quasi ignote per la ferma volontà di non diffonderle al grande pubblico.
Il gruppo Ferrero è nato quasi 72 anni fa e oggi è uno dei big mondiali del dolciario: Ferrero International fattura circa 7,8 miliardi, di cui 2,55 miliardi della consociata italiana (che esporta per 749 milioni). Un dato consolidato molto vicino agli 8,3 miliardi di euro della divisione confectionery del gigante mondiale Nestlé. Il gruppo Ferrero realizza in Italia solo il 20% dei ricavi, il 59% in Europa e il 21% nel resto del mondo. Infatti solo 8mila dei 25mila addetti sono impiegati nel nostro paese. La multinazionale di Alba non è sola quella della Nutella, ma anche di Rocher, Tic Tac, Kinder, Fiesta e tanti altri prodotti di successo.
Michele Ferrero ha sempre ripetuto che la cosa più importante sono i valori etici: “Molte società parlano spesso di responsabilità sociale d’impresa, noi ce l’abbiamo nel sangue e la pratichiamo costantemente”.
Nel taccuino del gruppo sono annotate alcune tappe importanti del percorso sociale: le emissioni di CO2, per unità di prodotto derivanti dalle attività produttive, sono diminuite di oltre il 12% e arriveranno al 40% entro il 2020; i consumi di energia primaria sono calati del 15% sempre rispetto al 2010; il taglio dei consumi idrici, rispetto al 2009, ha superato il 7% e punta al 20%; il recupero dei rifiuti negli stabilimenti è al 90% e arriverà al 100%.
La responsabilità sociale del colosso albese si fonda su quattro pilastri: l’attività della Fondazione Ferrero che ha il duplice obiettivo di prendersi cura degli ex-dipendenti Ferrero e di promuovere iniziative artistiche e culturali che riguardano il Piemonte. Gli altri pilastri fanno riferimento ai prodotti e alla qualità: sicurezza alimentare, freschezza e approvvigionamento sostenibile delle migliori materie prime nel rispetto dei diritti dell’uomo; poi il programma volontario “Kinder+Sport”, a sostegno dello sport in tutto il mondo e per lottare contro la sedentarietà e l’obesità infantile. Infine l’ultimo pilastro: le imprese sociali, con tre operanti in India, Sud Africa e Camerun con 2.400 addetti.
Le imprese sociali Ferrero hanno l’obiettivo di creare posti di lavoro nelle aree meno favorite dei paesi emergenti ma sono anche basate su una concezione imprenditoriale, devono cioè realizzare profitti. Per Giovanni Ferrero, oggi l’erede di tutto “Le imprese sociali sono la più concreta espressione dei nostri valori, ispirati da una logica non di beneficienza ma di imprenditorialità illuminata”.
@MarioBocchio