La recente nascita del Centro Studi “Araldo di Crollalanza” consente di sviluppare alcune riflessioni sull’identità di un politico concreto e di un efficace uomo di governo. L’attuale stagione politico-culturale, alla ricerca di punti di riferimento, dovrebbe rileggere i fenomeni di modernizzazione scritti nell’operato del Ministro fascista barese che seppe concepire la buona amministrazione come idea fondamentale.
Del senatore barese sono notissime le tante attività pubbliche durante il Regime fascista e durante le sette legislature nel senato della Repubblica. Sono altrettanto noti quei giudizi per i quali si attribuiva, all’uomo missino, le qualità dell’onestà e del pragmatismo nel suo ruolo di governo. Gli italiani vedevano in Don Araldo l’uomo delle cose da fare e della carriera pubblica irreprensibile. “L’uomo, che aveva costruito città e province, non aveva una casa, né un palmo di terra, né un conto in banca”, così scriveva Indro Montanelli.
E’ il momento per indicare, alla politica e ai suoi quotidiani smarrimenti, quei motivi a cui ispirarsi. Proprio la figura storica del senatore di Crollalanza indica perenni fonti di ispirazione, come il rigore dell’amministratore pubblico, il curriculum trasparente, il valore delle competenze,.. ragioni queste non sempre leggibili nella storia della politica degli ultimi anni. Ieri come oggi, l’uomo politico è destinato al successo se comunica e realizza le sue visioni sui problemi del paese, sulla scuola, sulla sanità, sulla sicurezza del cittadino,.. E di Crollanza, uomo del fare, aveva realistiche proposte e concreti progetti nei suoi cassetti di amministratore, non aveva con sé i tatticismi, le polemiche di potere, i disegni culturali ambigui o trasversali.
Tuttavia, l’occasione per ricordare il senatore di Bari è rappresentata dalla riscoperta di un documento storico degno di attenzione. Cioè un rapporto del Ministero dei Lavori pubblici. “Bilancio di un decennio, 1922/1932” firmato dal ministro di Crollalanza. In questa lontana pubblicazione, il ministro fascista barese scriveva che “la politica dei lavori pubblici” rischia “la mortificazione per il nostro paese” se concepita e trasformata “in uno strumento elettorale.” Ecco la rilevante analisi storica, vale a dire, i mali italiani sono prima di tutto “le esigenze elettoralistiche… e la mancanza di azioni coordinatrici ispirate alle superiori esigenze della Nazione.”
In estrema sintesi, questo rapporto – da inserire in un’analisi storiografica – racconta che il Fascismo ebbe, negli anni della grande crisi (1929/1934), la consapevolezza di essere amministrazione tecnica, mantenendo organismi presistenti ma coordinati dal Regime. Con l’idea di una raggiunta azione coordinatrice, quindi, Araldo di Crollalanza sottolineava che gli investimenti in opere pubbliche, fatti durante dieci anni, non si erano mai visti, per dimensione finanziaria, nella storia d’Italia.
Nei decenni, gli storici hanno svolto particolareggiati bilanci dell’economia italiana durante la grande crisi. Diversi ricercatori hanno individuato le risorse e le carenze delle strategie dello Stato fascista negli anni in cui il mondo era devastato da cambiamenti epocali. Però, se si considera il giudizio di uno storico rigoroso, è possibile constatare che la risposta economica del Fascismo, tra la fine degli anni venti e l’inizio degli anni trenta, fu segnata da “un’intensità notevole” – ‘ da Breve storia del fascismo’ A.J. De Grand, Laterza – a cui è necessario aggiungere da un’intensità politica ed amministrativa che aveva un suo nome, Araldo di Crollalanza.