Leggere attraverso il calcio il mondo che cambia, le liturgie comunitarie trasformate in riti consumisti, le appartenenze ridotte a volgari brandizzazioni: Gennaro Malgieri, scrittore e giornalista, già direttore del Secolo d’Italia, de L’Indipendente e Percorsi, muovendosi dal racconto di una partita di pallone svela come il globalismo abbia cambiato l’anima ai popoli. Ed evidenzia come dietro una partita ci sia molto di più di una contesa tra ventidue calciatori con le scarpe chiodate.
“Il pallone smarrito”, edito dalla coraggiosa Tabula Fati di Marco Solfanelli, raccoglie il taccuino mondiale che Malgieri ha curato per Formiche.net (diretto da Michele Arnese) durante Brasile 2014. “Seguace delle teorie di Desmond Morris, ritenevo in quello scritto, e ritengo ancora oggi, la “tribù del calcio” una simile comunità che s’identitfica nell’appartenenza ad una squadra. Le prove non mancano. Se si considera che l’Athletic Bilbao, tra le più forti compagini del calcio spagnolo, tessera soltanto giocatori baschi e intorno a loro costruisce strategie “belliche” atte a dissuadere persino gli avversari più coriacei dal tentare l’assalto al San Mamés, lo stadio casalingo, vuol dire che la forza della “nazione calcistica” non è una invenzione dei sociologi”. Il calcio, però, risente adesso delle mode mondialiste, di una uniformizzazione di gioco e stile, di calendari piegati alle ragioni della dittatura televisiva, il tutto in danno della fantasia e della creatività che nel mondo della pelota ha ceduto il passo a contrapposizioni sempre più muscolari.
Malgieri rinnova una tradizionale attenzione della destra culturale per il calcio come fenomeno prezioso per interpretare la contemporaneità: oltre che sulle colonne del Secolo (dove insieme a Maurizio Mosca presentava sempre una lettura differente della domenica calcistica), lo scrittore campano aveva già trattato il tema su “Intervento”, rivista diretta da Marcello Veneziani negli anni ottanta, con il breve saggio “Quando Carl Schmitt va allo stadio”. E sulla stessa linea si erano mosse anche riflessioni pubblicate sulle riviste italiane vicine alla Nouvelle Droite.
“Il pallone smarrito” presenta anche in ogni capitolo personaggi del calcio più autentico, formando un mosaico di personaggi e protagonisti che riconciliano con una visione differente dello sport: si va d Moacyr Barbosa a Oddulio Varela passando per Di Stefano e Garrincha. E poi c’è il ritratto di Andrés Escobar, concluso così: “Il suo autogol mise fuori la Colombia dalla competizione. Un miserabile delinquente non glielo perdonò. Oggi nella squadra di James Rodriguez e Camilo Zuniga “c’è lo spirito di Andrés”, hanno detto i fratelli dell’ucciso Ester e José Escobar. Una partita di calcio non è sempre una partita di calcio. Per il semplice motivo che il calcio non è solo uno sport. Ricordando Escobar, una grande Colombia renderà omaggio ai anti, troppi caduti di una passione che non comincia e non finisce su un verde campo di gioco”.
*”Il pallone smarrito” di Gennaro Malgieri, pp.111, euro 10, Tabula Fati