Non esprimo alcun giudizio sui fatti di Roma di queste ore. Spossatezza, vigliaccheria, pigrizia, impoliticità. Trovi il caro lettore, il termine giusto. Ma, come me, credo milioni di italiani siano stanchi di tutto, anche di commentare certi accadimenti. Non è moralismo spicciolo, tantomeno dopo che nel Nostro Paese si reiterano con una certa frequenza decine e decine di casi di errori giudiziari ma adesso l’aria è diventata veramente irrespirabile e, fatta salva la presunzione d’innocenza, il quadro generale non può che lasciare talmente increduli da toglierci le forze.
Una riflessione vorrei però farla sul linguaggio mediatico. E, mi rivolgo a coloro i quali stanno riversando nei quotidiani e nei talk-show fiumi di similitudini più o meno ironiche sulla Terra di Mezzo o Mondo di Mezzo (così è stata ribattezzata la maxi-operazione) o sulla Contea fascista, per tracciarne la rete di reciproche connessioni tra l’inchiesta e parte di quel mondo cui pure Tolkien rappresentò in anni lontani un punto di riferimento culturale.
Sono consapevole che la comunicazione del Terzo millennio, in specie quella politica, ha necessità di esprimersi in maniera sempre più incisiva e diretta e questi fatti solleticano facili e divertenti parallelismi. Tuttavia lasciate in pace almeno Tolkien. Lo so, è operazione improba e il materiale si presta a spassosi giochi di parole. Ma fate in modo che non si generi un cortocircuito in cui tutto viene rimacinato nello show-biz.
Vi capisco. Il titolo o la frase ad effetto vengono facili. E poi l’ironia va sempre accolta con leggerezza. Ma tra qualche giorno nelle sale uscirà l’ultima parte de Lo Hobbit di Peter Jackson. Evitiamo che qualche sprovveduto lo consideri un’appendice di Romanzo criminale e che Frodo e Gandalf vengano scambiati per gli amici del Carogna o del Monnezza. Non rubateci anche la fantasia. (www.luigiiannone.it)