E’ la storia di un amore impossibile, impensabile soltanto una manciata di mesi fa. La politica italiana tesse una nuova favola, la Bella Paola Bacchiddu, ex responsabile della comunicazione per la lista Tsipras, strizza l’occhio alla Bestia Matteo Salvini, il truce barbaro che si propone di nazionalizzare la Lega Nord ispirandosi niente poco di meno che al Front National dell’innominabile Marine Le Pen.
La Bacchiddu bella lo è per davvero. Tanto da potersi permettere alla provocazione libertaria degli scatti in bikini per far alzare l’audience sullo smorto progetto elettorale della sinistra europea rappresentato in Italia – tra le altre – dalle ingessatissime Laura Boldrini e Barbara Spinelli. Le conseguenze politiche di quella performance sono fin troppo note: tirate d’orecchie, tentativi di rieducazione (!), dissociazioni fino ad una sorta di ostracismo che proprio la Bacchiddu ha più volte denunciato. Mai nessuno, però, si sarebbe aspettato l’insospettabile: all’indomani dell’aggressione subita nel fine settimana scorso dal segretario della Lega al campo Rom di Bologna, la “Bella” compagna non ha avuto remore nell’abbracciare la “Bestia” leghista Salvini. Ha spiegato che se Salvini si candidasse a sindaco di Milano – carica oggi rivestita dal compagno Giuliano Pisapia – lo voterebbe perché è un ottimo politico, che ha rivitalizzato una Lega che sembrava sepolta dalle lauree fasulle e dai diamanti africani e che ha “privatamente” accolto molti progetti “di sinistra” che proprio la sinistra avrebbe rifiutato. Insomma, la destra che fa la sinistra e le classi medio-basse che stanche dell’astrusa concettuosità fumosa degli aristocraticissimi salotti rossi si affida ai programmi – in Italia – della Lega così come in Francia è avvenuto (e avviene ancora) a favore della Le Pen.
In fondo, il percorso che sembra aver intrapreso la Bacchiddu non appare molto dissimile da quello che hanno già compiuto tantissimi esponenti dell’intellighenzia che “nati” a sinistra si sono pian pianino trasformati in guru della stampa e della cultura main-stream del centrodestra. Già il fatto di essere diventata la nemica numero uno del boldrinismo militante potrebbe aiutarla tantissimo se decidesse davvero di impalmare politicamente e magari professionalmente la “Bestia” Salvini e i suoi alleati.
Ma questa, comunque la si intenda, è ovviamente un’altra storia in cui c’entrano ben poco i casi politici e professionali di Paola Bacchiddu. Di sicuro non si tratta di una storia secondaria, però. Per gli editori destrimani, si sa, il “pentimento” di chi era stato più o meno comunista va sempre e comunque messo in vista, promosso e incentivato. Accogliere il “profugo” redento e perciò “maltrattato” dai suoi stessi compagni per sperare poi che il Coriolano di turno porti direttamente le armate nere (o azzurre o verdi) a sfondare le porte parolaie della sinistra Roma della “dominazione culturale”. D’altro canto, il rapporto tra destra e la “sua” cultura non è mai stato dei migliori, dai tempi del Msi fino all’implosione della galassia Pdl. Se ancora oggi il solo evocare la parola “intellettuale” in troppe aree “destre” fa venire l’orticaria ai più, vuol dire che un problema (e grave) c’è. Ma questo, però, non preoccupi la “Bella” Bacchiddu: la scomunica della Spinelli, per lei, varrà (se lo vorrà) il trono della Padania.