Nuovo arrivo nel policromo panorama delle edizioni dedicate all’aviazione militare italiana.
Ne è autore un giovane giornalista umbro cultore di storia patria, ma, più ancora, delle nostre fascinose vicende aeronautiche degli ultimi sessant’anni.
Come sovente accade, allorché qualcuno s’inerpica nella difficile trattazione di particolari periodi e vicende storiche, anche Marco Petrelli l’autore) s’è cimentato in un argomento che, ancor oggi, suscita commenti, i più vari, critiche, le più impietose, considerazioni, le più amare. Oggetto della sua onerosa e rigorosa ricerca storica e documentale sono gli uomini, meglio dire gli aviatori, che ebbero la ventura (sventura?) di operare nell’Italia divisa in due negli anni dal 1943 al 1945. Le vicende sono a tutti note e rievocarle, di nuovo, appesantirebbe questa recensione che si proporrebbe d’essere agile così come gradevoli, appassionate, dense di umano significato sono le narrazioni del Petrelli che ha avuto la rara fortuna di poter colloquiare con quel manipolo di tenaci e gagliardi aviatori, navigatissimi negli anni ma in possesso d’una lucidità di pensiero assolutamente sorprendente. L’impegno editoriale, per vero, è stato notevole e defatigante ché ha indotto l’autore a percorrere su e giù l’Italia per incontrare gli aviatori sparsi un po’ ovunque. Prima con una costante e difficoltosa ricerca telefonica, poi con la prudente richiesta di un appuntamento (reso non agevole stante l’età degli intervistati prossimi a festeggiare il loro centenario).
Ma poi la costanza è stata premiata, gli incontri, numerosi, ci sono stati e le rievocazioni dei “tempi passati” sono state fedelmente raccolte ed annotate. Come ho già detto l’argomento del libro è di quelli che nell’Italia di oggi ( purtroppo) fa tremar ancora “le vene ai polsi”. E’ del tutto evidente, infatti, che nonostante le “aperture” al mondo ed alla modernità gran parte degli italiani non si sono ancora saputi liberare da taluni pregiudizi che conducono ad un’ingiusta identificazione dell’aeronautica degli anni ’40 –’45 con il più funesto periodo storico che il paese ha vissuto. La storia, fatta dagli uomini d’allora, creò, in quegl’anni, una frattura fratricida fra uomini, soldati, aviatori accomunati dal senso dell’onore per un “giuramento” prestato e, poi, dilaniati, da impossibili scelte di “campo” che contrapposero gli uni agli altri. Ma l’autore non scivola sulle ideologie che allora si andavano affermando. Il lavoro editoriale, scrupoloso e puntuale, è rivolto a conoscere ciò che i valorosi aviatori d’allora ancor ricordano di quegli anni trascorsi in temerari voli sui cieli italiani. L’incipit è una mirabile “prefazione” del generale Mario Arpino sotto il cui nome, l’editore ha scritto “ Ufficiale pilota in congedo dell’Aeronautica Militare”. Mai citazione fu più riduttiva. Il gen.le Arpino, è stato di più, tanto di più ed ha lasciato, nella F.A. indelebili tracce della sua preziosa opera di Comandante dei Comandanti (ex capo di S.M. della Difesa) e, prima ancora, di pilota “caccia intercettore” di squadriglia fino a quello di com.te della 46^ Brigata Aerea. La saggezza che avvolge la figura del generale Arpino gli ha consentito, ancor oggi, affermare che, anche, coloro che volarono dopo l’8 settembre 1943, non importa su quale cielo d’Italia, erano tutti Aviatori, animati dal medesimo fervore di tutelare i cieli d’Italia, Una ulteriore “prefazione”espone il pensiero di un altro cultore della storia aeronautica: Gregory Alegi che, con molta lucidità, attribuisce le dolorose scelte “di campo” cui furono costretti gli aviatori d’allora a circostanze del tutto casuali e non già ideologiche. Noi ci sentiamo di propendere per questa “equilibrata” interpretazione degli eventi. Né potremmo altrimenti se solo ci soffermassimo un attimo sui racconti fatti dai superstiti di quegl’anni turbinosi. Le storie di Luigi Caneppele, denominato “Gigi tre osei” per quell’emblema che si “inventò” e cucì sulla tuta di volo; le narrazioni di Loris Baldi, oggi novantaquattrenne e sopravvissuto ad un tragico lancio col paracadute dall’aereo in fiamme; i ricordi di Franco Benetti, memoria storica dei piloti della RSI e di quelli dell’ANR (aeron.nazion.repubb.) di stanza al nord; le storie di Carlo Cavagliano, (91 anni ) fortunosamente intercettato su “fb”dove naviga frequentemente. Speciale significato storico le storie di Carlo Miani, Mario Bellagambi, Aldo Alessandrini, Gino Pizzati, Luigi Gorrini e tant’altri ci schiudono orizzonti prima ignoti ma non per questo men fascinosi e coinvolgenti. D’altronde come non credere che fosse solo la passione e l’amore per il volo ad animare i giorni, benché tristi e perigliosi, di quei “ragazzi del ‘99” che ebbero la sola sventura di vivere a cavallo di anni funesti che imposero loro scelte dolorose? Dobbiamo crederci che fosse solo il senso dell’onore e del dovere ad animare quelle giovani vite d’aviatori votati al volo ed ai giovanili ideali. E non sarà certo un caso che il quasi centenario Luigi Gorrini, M.O.V.M. abbia nel giardino di casa, gelosamente custodito un luccicante MB326. Pare che ogni mattino, gli passi vicino e se lo carezzi. Per lui sarà come sfiorare un angolo di cielo. La pregevole pubblicazione (edizioni “ciclostile”) è disponibile su Amazon (€.10,20)
*”A difendere i cieli d’Italia” di Marco Petrelli (Edizioni Eclettica, coll. Ciclostile, 2014)
*Giuseppe Lenzi: generale (in riserva) dell’Aeronautica Militare Italiana. Docente di Diritto Pubblico, Diritto Costituzionale; Economia Militare; Diritto della Navigazione, Diritto Internazionale agli Allievi ed Aspiranti dei Corsi Regolari e di Complemento della Accademia Aeronautica. Istruttore di impiego del paracadute