Le rinnovate tensioni internazionali fra il blocco occidentale e la Russia fanno sentire le loro conseguenze anche in Estremo Oriente. La visita di Putin prevista in Giappone per questo autunno è saltata. Il caso scatenante è stata la visita del capo dello staff del Cremlino, Sergej Ivanov, ad un nuovo aeroporto civile e militare situato ad Iturup, una delle quattro isole dell’arcipelago delle Curili che, così come le Senkaku- Diaoyu, il Giappone rivendica come proprio territorio benché siano di fatto occupate dalla Russia.
La vicenda cade in una fase molto delicata della politica estera promossa dal governo Abe. Il premier ha finora potuto portare avanti la propria politica revanscista grazie all’appoggio dell’Amministrazione americana. Senza il placet di quest’ultima non sarebbe stato possibile, il primo luglio 2014, il via libera dato dal parlamento al progetto del Governo di una legge reinterpretativa della Costituzione che, sancendo il “diritto alla difesa collettiva” (al di là dei giri di parole, il diritto di fare la guerra), ha di fatto reso lettera morta il tenore ultra-pacifista della legge fondamentale. Gli U.S.A sanno che, in una fase come questa, un alleato forte militarmente nel pacifico non può che fare loro comodo. D’altro canto, il Giappone sa che, per proseguire sulla via del riarmo e del ritorno in grande stile sullo scacchiere internazionale, non può, in questo momento, irritare troppo gli alleati.
Nei confronti della Russia il Giappone si era tenuto cauto finora, essendo l’imponente vicino pur sempre importante. Inoltre, un tassello fondamentale del disegno di Abe è anche la firma del Trattato di Pace che, finalmente, porrebbe fine anche giuridicamente alla Seconda Guerra Mondiale (al momento vige ancora, ufficialmente, solo l’armistizio), per giunta sancendo, come promesso da Putin, la non-sconfitta del Giappone. Per questo, per fare solo un esempio, in occasione della crisi Ucraina il Giappone, pur aderendo alle sanzioni, è stato assai morbido nella loro applicazione.
Gli americani, però, non sembrano aver gradito e qualche discreta pressione deve essere stata fatta. I media nipponici, infatti, sostengono che l’annullamento della visita di Putin sarebbe dovuto, in realtà, ad una richiesta di Washington. La visita di Ivanov alle Curili, per quanto di per sé irritante dal punto di vista giapponese, sarebbe, insomma, solo un pretesto.
La porta alla Russia non è in realtà del tutto chiusa: Shinzo Abe ha proposto al presidente russo un incontro bilaterale ai margini del prossimo vertice Apec a fine novembre. Il filo della politica giapponese nei confronti della Russia è molto sottile, ma non si spezza del tutto.