Mentre il mondo, una parte cospicua e a noi vicinissima del mondo, faceva quotidianamente i conti con la guerra, le persecuzioni, la fame, quali sono state, in questa strana estate 2014, le domande più pressanti delle “nostre” candide opinioni pubbliche ? In prima fila certamente quella sull’estate segnata dalle incertezze meteorologiche. E poi quella sulla lunghezza delle ferie, ridotte dai magri bilanci familiari, sulle ragioni dei deludenti risultati della Nazionale ai Campionati del mondo di calcio, sull’ultima rotta della nave Concordia, sulla “ripresina” inesistente e sui vorrei-ma-non-posso del governo Renzi.
Cose normali, di un Paese che continua a veleggiare, come gran parte dell’Europa, sulle rotte della normalità, stagione dopo stagione, come se ciò che intorno a noi è accaduto e sta ancora accadendo non abbia delineato i contorni di un’estate un po’ diversa dal solito.
L’ eccezionalità dei mesi appena trascorsi sta tutta nella sempre più marcata, stridente disarmonia tra le diverse aree del mondo. Mentre qui ci si interrogava sui nostri destini meteorologici, oltre le sponde del nostro mare, c’era e c’è ancora chi rivolge gli occhi al cielo con il timore di vedersi piombare addosso qualche missile o nella speranza di ricevere i “pacchi dono” dalla benevola Potenza di turno. Mentre i nostri bambini imbracciavano il salvagente, altri, con lo sguardo rivolto allo stesso orizzonte, maneggiavano un fucile mitragliatore. Mentre le nostre donne si interrogavano sui chili di troppo e sulla portabilità del bikini, nel vicino Medio Oriente altre donne sfilavano in catene, avviandosi al mercato per essere vendute come schiave.
Il mondo è sempre più diviso. E non tanto o non solo tra Paesi ricchi e Paesi poveri , ma tra chi sopravvive rinchiuso nelle sue piccole illusioni quotidiane e chi, credendo negli Assoluti e nella propria idea di Civiltà per questi è pronto a morire, tra chi si illude che tutto continuerà a scorrere nell’ ambito dell’ordinarietà e chi invece la Grande Politica la porta avanti sventolando le bandiere del Profeta a costo della propria vita.
Ad agosto, in un’intervista alla rivista “The Atlantic”, Hillary Clinton ha denunciato il minimalismo della politica estera del “suo” Presidente, il cui credo sarebbe fissato nell’affermazione di Barack Obama secondo il quale l’obiettivo fondamentale dell’azione internazionale degli Stati Uniti sia quello di “non fare stupidate” (“don’t do stupid stuff”). Negli stessi giorni, Papa Francesco, di ritorno dal suo viaggio in Corea, è arrivato a dichiarare che “Siamo di fronte al Terzo conflitto globale, ma a pezzetti”. Tra il “non fare stupidate” del Paese leader dell’Occidente e la denuncia del Pontefice c’è tutta la drammaticità dell’ora presente e la debolezza “strutturale” del “nostro mondo”.
Anche per questo l’estate 2014 sarà ricordata come l’ultima vacanza, nel senso di fuga dalle responsabilità epocali che l’ora presente fa emergere ? Quel che è certo è che, di fronte a temi di portata epocale, quali quelli legati alla ricerca di nuovi equilibri geopolitici e alle discriminanti civili, culturali e religiose che vengono sempre più a segnare le distinzioni tra le diverse parti del mondo, fare finta di niente apparirà impossibile. Sarà allora che le pressioni dall’esterno, pressioni che i flussi migratori hanno anticipato e che le immagini delle persecuzioni religiose hanno portato nelle nostre case, renderanno inevitabili le contromosse e le controreazioni, pena l’inevitabile tracollo civile.
Non basta insomma e non basterà qualche missione più o meno “di pace” a tamponare le “fratture” (geopolitiche, religiose, antropologiche, economiche e sociali) che l’estate 2014 ha reso palesi. Ci vorrà dell’altro in termini di risposte soprattutto culturali e quindi di reale assunzione di responsabilità rispetto ad un’identità europea verso la quale, per troppi anni, siamo stati “vacanti”, illusi dal nostro benessere, dalle nostre piccole certezze domestiche, perfino da una “fine della storia” che qualcuno aveva preconizzato quale fase estrema dell’evoluzione sociale, economica e politica dell’umanità. Volenti o nolenti la ruota della storia ha invece ricominciato a girare, con velocità sempre maggiore. Sta a noi prenderne consapevolezza e cercare di non esserne travolti.