“All’ipotesi di smilitarizzazione si opponevano tutti i responsabili dell’Arma, nella convinzione che l’efficienza operativa non potesse prescindere dai valori militari su cui la storia dei carabinieri era stata costruita“
E’ il 1991. In un contesto di rinnovamento delle forze di sicurezza, l’Arma dei Carabinieri “rischia” di essere smilitarizzata: la politica la vuole civile, come la Polizia di Stato che, dal Ministero della Difesa è passata a dipendere al Ministero dell’Interno. L’Arma si oppone: due secoli non si cancellano con un colpo di spugna.
Storia, già, storia dei Carabinieri quel corpo di gendarmeria militare che ogni giorno vediamo sulle nostre strade ma del quale sappiamo ben poco. Chi sono? E perché proprio “carabinieri”? Domande alle quali risponde Gianni Oliva con “I Carabinieri – 1814-2014” Duecento anni di Storia (Daniela Piazza Editore, 2014) da cui è tratto il passo in apertura.
Senza retorica, con uno stile asciutto che accompagna una ricerca dettagliata e minuziosa Oliva offre uno spaccato del mondo della Benemerita che non presta il fianco a facili strumentalizzazioni, permettendo invece di comprendere la centralità dell’Arma nei momenti più significativi dell’Italia preunitaria, monarchica e poi repubblicana, dalla carica di Pastrengo alla lotta al brigantaggio, dal Piave all’arresto di Mussolini, dalla riorganizzazione post bellica alla strage di Nassiriya. E proprio in Irak comincia il racconto dell’autore che riporta la memoria a quel tragico giorno del novembre 2003: “mentre l’Esercito (italiano, nda) ha scelto di stabilirsi lontano dall’abitato per avere una maggiore cornice di sicurezza, i Carabinieri hanno invece scelto di posizionarsi nel centro cittadino
per aver maggior contatto con la popolazione“.
Un incipit ad hoc perché, ricordando non solo le vite dei nostri connazionali in divisa, riafferma anche la centralità del carabiniere nella quotidianità della gente nel duplice ruolo di soldato e di tutore dell’ordine.