“Ci vediamo a Westminster” proclama un raggiante Nigel Farage, levando un boccale di birra scura in un pub. L’Ukip, il suo partito, ha appena riportato un risultato storico alle elezioni locali inglesi, eleggendo circa 150 consiglieri, laddove in precedenza ne aveva solo due. La percentuale è attorno al 25% e, se il dato delle elezioni europee, che verrà annunciato domenica, sarà lo stesso, il terremoto politico annunciato tempo fa sarà realizzato.
Il partito Conservatore, da cui ricordiamo uscì l’Ukip nel 1993, in protesta contro la firma del trattato di Maastricht, è in seria difficoltà per questo risultato e il premier Cameron si trova in una situazione difficile. Come se non bastasse un sondaggio dà il partito di Farage in ulteriore crescita da qui alle elezioni politiche. Se ciò si avverasse, lo scontro elettorale sarebbe fra laburisti e Ukip, relegando i conservatori a un ruolo marginale. Questo ha portato il premier a prefigurare un’apertura verso Farage, ma difficilmente ci sarà un seguito.
Nel frattempo lo scenario europeo inizia a definirsi, con una pallida apertura dello stesso Farage a una collaborazione con il Front National francese. Non un patto formale, ma un tentativo di convergenza sui temi comuni, che dovrebbe fare comodo al partito della Le Pen, visto che i risultati in Olanda, dove hanno votato in concomitanza con gli inglesi, vedono il partito di Geert Wilders, il PVV, raggiungere solo il 12%, in contrasto con i sondaggi che lo davano oltre il 16%. Per ora sono solo exit poll, domenica il quadro sarà completo.
Nel frattempo hanno votato anche Irlanda e Repubblica Ceca, mentre l’election day in Italia e nel resto dell’UE sarà domani. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23 e gli spogli si protrarranno durante la notte.