Cosa vuol dire essere di destra? Il quesito, già di per sé, non è dei più semplici. Fino a poco tempo fa, comunque, una sorta di “ontologia dello schieramento politico” sarebbe potuta apparire come un vezzo da “intellettuali”. La situazione è cambiata e, venutasi a incrinare la garanzia di successi elettorali rappresentata da Silvio Berlusconi, la domanda è tornata di prepotente attualità. Proprio per cercare di trovare una risposta, al Salone del Libro di Torino sono arrivati giornalisti e intellettuali che delle mille anime che compongono questo mondo sono profondi conoscitori. Il primo degli incontri dal titolo “Le anime della destra” ha visto il giornalista Marcello Veneziani e l’editorialista Giovanni Orsina sviscerare il tema, moderati da Luigi Mascheroni de Il Giornale. E proprio Mascheroni ha raccontato la genesi dell’evento: “Diciamocelo, l’anno scorso il Salone aveva invitati degni di un congresso Pd. Quest’anno abbiamo deciso di riequilibrare la situazione parlando di destra”.
“E’ il caso di premettere una cosa: ‘anima della destra’ ricorda molto una seduta spiritica o una messa da morto – afferma Marcello Veneziani – Ma se dobbiamo mettere delle etichette possiamo dire che le due correnti principali in cui questa anima siè declinata sono, da una parte, quella che si basa sui diritti dell’individuo e, dall’altra, quella che si fonda sulla Tradizione”. Ma questa dicotomia, sotto il berlusconismo, era sfumata dando spazio ad aspetti comuni a entrambe: “L’anti comunismo come collante e il culto del leader hanno preso il sopravvento”. Una tendenza negativa per Veneziani, che si inserisce in un Paese comandato dalle elite e, di conseguenza, sempre sul baratro dell’egopopulismo.
Anche per Giovanni Orsina, che il Berlusconismo come fenomeno sociale lo ha studiato a fondo, il populismo è un pericolo reale ma, non di meno, è un fenomeno complesso e dai contorni labili: “Non è facile capire cosa sia il populismo. Berlusconi e Grillo hanno grandi differenze tra loro ma anche punti in contatto. Entrambi, per esempio, sono contro il professionismo politico. Non è un caso che l’elogio della società civile che prese piede negli anni 80, abbia fornite le armi concettuali per la discesa in campo dell’ex-Cavaliere”. Ma quale potrebbe essere la ricetta proposta da una destra politica e culturale, da fornire come antidoto? Per Veneziani una soltanto: “Contro l’anti-politica bisogna tornare a fare politica ma non nel senso di regredire alla Prima Repubblica. Bisogna ricominciare a vivere l’impegno come unione popolare”. Tratto da www.salonelibro.it