Una inchiesta condotta dal giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh ha rivelato che sarebbero stati i ribelli ad usare armi chimiche nel conflitto in Siria. Nella ricostruzione del giornalista americano l’attacco dell’agosto del 2013 con il sarin fu un espediente preparato per convincere Washington a dare il via libera allo strike contro Damasco e il governo legittimo di Bashar Assad.
Per Seymor Hersh nell’operazione ci sarebbe stato anche lo zampino della Turchia che non solo si era schierata con i ribelli, ma li aveva anche sostenuti economicamente. L’utilizzo di armi chimiche avrebbe costituito il punto di non ritorno per favorire un intervento internazionale o americano: così l’attacco con il gas andò in scena il 21 agosto 2013, in un quartiere periferico della capitale siriana. La flotta e gli aerei Usa erano già pronti all’azione, ma le informazioni ricevute da Obama determinarono il congelamento del piano, previsto per il 2 settembre.
Il presidente Usa, non potendo rivelare i particolari sulle operazioni dei ribelli, cerco una strategia di uscita, appellandosi al voto del Congresso. Successivamente emerse l’asse con Putin grazie al quale Assad prometteva di consegnare il suo arsenale chimico per farlo distruggere.