A meno di 235 giorni di distanza dal referendum per l’indipendenza, la Scozia si risveglia con i sondaggi (quasi) sottosopra. Uno studio esclusivo dello Scotland on Sunday Newspaper, edizione domenicale dello Scotsman, rinvigorisce l’animo degli indipendentisti che rosicchiano, giorno per giorno, punti ai rivali unionisti: da settembre 2013 ad oggi, il 5% degli scozzesi ha cambiato idea e adesso è pronto a sostenere la causa di chi vuole una Scozia libera dall’Union Jack. In appena quattro mesi il divario si è ridotto a sette punti e, se si votasse oggi, il 37% sceglierebbe la strada dell’indipendenza, il 44% no. La partita, però, è ancora aperta perché è altissimo il numero di indecisi, ben 19 scozzesi su cento.
Negli ultimi quattro mesi il numero dei “don’t knows” è rimasto identico e a cambiare sono state solo le percentuali di favorevoli e contrari (all’epoca 32 contro 49 per cento). Per convincere tutti quelli che non hanno ancora le idee chiare c’è tempo fino al 18 settembre 2014 quando i 5milioni di scozzesi andranno a votare, anche se oggi a ben sperare è il primo ministro di Edimburgo, Alex Salmond. Lui, ideologo dell’indipendentismo, sa che a dare la spinta decisiva alla rincorsa del “sì” è stato il White Paper pubblicato dal governo scozzese a novembre. In oltre seicento pagine, l’esecutivo caledoniano ha spiegato come intende superare la convivenza con il resto del Regno Unito e come poter garantire spese e servizi ad una Scozia indipendente.
Sembrava impresa impossibile e invece pare che Salmond sia riuscito a far breccia nei meno granitici sostenitori del no. Adesso si va avanti. Come ha spiegato Blair Jenkins, leader del comitato Yes Scotland, “basta conquistare poco più del 3% per avere il sì in testa” e in otto mesi è obiettivo a portata di mano. Dalle parti del governo locale si sorride, ma non si esulta ancora. Nicola Sturgeon, la pasionaria vice primo ministro scozzese, punta dritto proprio verso quel tre per cento che è ancora sicuro di votare no all’indipendenza, ma non ha fretta: i numeri del sì sono aumentati dopo la pubblicazione dello Scotland’s Future e adesso loro vogliono solo continuare a fare la loro tranquilla campagna, avvicinando più persone possibili.
Gli unionisti di Better Together, intanto, non l’hanno presa bene. “Non c’è tempo da perdere” si mormora nei comitati per il no e Alistair Darling, già segretario di stato per la Scozia con i laburisti, teme che alla fine la distanza si accorci ancora di più. Pericolosamente. I numeri, insomma, impongono un lavoro più intenso nei prossimi 235 giorni perché “una volta che la Scozia vota per l’indipendenza – spiega il leader del no – non si potrà tornare indietro: la scelta sarà irrevocabile”. Per questo Better Together punta a mantenere il vantaggio e salvare l’unione a settembre contro gli attacchi di un Alex Salmond che già pregusta la conquista del suo posto nella storia.