È scatenata la Lega Nord in questi giorni. Oggi ha occupato gli uffici del presidente del Senato Grasso contro la ripresa in aula dell’esame del decreto svuotacarceri, che prevede anche la cancellazione del reato di immigrazione clandestina. Ieri ha stretto ufficialmente il patto di ferro con Marine Le Pen per ciò che si candida a essere il più forte gruppo euro critico mai eletto nel Parlamento europeo. E continua imperterrita la controversa campagna stampa e politica contro il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge. La Lega di Matteo Salvini – mettendo per il momento in sordina il motivetto scissionista tanto caro al Carroccio delle origini – sta cercando, insomma, di riprendere una centralità all’interno del dibattito pubblico su temi di più ampia dimensione: sovranità, sicurezza, cittadinanza.
Una partita, questa, giocata con un modulo spregiudicato e spericolato che comprende conferme e novità. L’accordo con il Front National, ad esempio, dimostra la volontà imposta da Salvini di superare la logica “regionalista” della Lega prima maniera proprio nella scelta di federarsi con un partito che in Francia è il campione dell’identità nazionale sopra ogni revanscismo local. Davanti alle rimostranze di alcuni dei suoi, il segretario della Lega infatti ha spiegato che l’alleanza con il Fn è necessaria per contrastare con maggiore efficacia l’euro e i diktat della Commissione europea.
L’attacco al ministro Kyenge (sulla Padania da giorni campeggia l’agenda pubblica del titolare dell’Integrazione, una sorta di mappa per eventuali contestazioni) rischia invece di diventare un boomerang nel momento in cui sposta mediaticamente il problema dalla mancata attività di governo del ministro di origine congolese al terreno dove l’esponente del Pd si sente a suo agio: quello dell’accusa di razzismo, sostenuto oltretutto da un impianto di comunicazione imponente come quello di Repubblica. Ma anche questo la Lega sembra averlo messo sul conto: una dose di “cattiverio”, elettoralmente, a suo avviso pagherà anche se ciò dovesse rafforzare la posizione del ministro nonché amplificare alcune sue boutade.
Quanto all’opposizione alla messa in discussione del reato di clandestinità è questo il terreno dove si giocherà una partita a sé. Qui il referendum del Movimento 5 Stelle ha riaperto le danze – liberando in prospettiva diversi voti – sul terreno del contrasto all’immigrazione clandestina e sul tema della cittadinanza. Ed è qui che la Lega intende porsi come collettore del consenso che lo spostamento “a sinistra” dei grillini (sullo ius soli avverrà con tutta probabilità la stessa cosa) inevitabilmente porterà in uscita. L’intenzione di Salvini, dunque, sembra essere quella di innestare alle posizioni identitarie e mitologiche del secessionismo leghista le questioni trasversali ai movimenti di centrodestra e di destra europei.
Tutto questo rispetto a una destra politica italiana che fatica a comporre uno spartito in vista dell’appuntamento con le Europee. Da una parte i due partiti di centrodestra, Ncd e Forza Italia, impantanati rispettivamente con la sopravvivenza del governo o nella questione di come perpetuare per trasmissione le volontà del leader. Dall’altra le formazioni nazionali, Fratelli d’Italia, Movimento per Alleanza Nazionale e i gruppi movimentisti, che faticano ancora a trovare una piattaforma nazionale con la quale riaggregare l’area sovranista e una collocazione europea. E la Lega – senza doversi nemmeno sforzare così di dare un profilo politico alle sue invettive – sentitamente ringrazia.
@rapisardant