Malgrado le polemiche, i ricorsi annunciati, i distinguo formali lo “scongelamento” del simbolo di An, avvenuto al termine dell’assemblea dei soci della Fondazione Alleanza Nazionale, rappresenta comunque un apprezzabile fattore di “discontinuità”, se paragonato allo snervante attendismo, che ha punteggiato, negli ultimi mesi, le vicende della destra italiana.
Da questo punto di vista bisogna dare atto a Meloni-La Russa-Alemanno di avere individuato, con la loro mozione, la chiave giusta per riaprire il discorso sull’eredità politica di An, raccogliendo la maggioranza dei consensi ed imponendo un’accelerazione al processo di ricomposizione delle diverse e disperse realtà costituite dalla diaspora post missina.
Ora, “recuperato” il logo si tratta di ritrovare il senso di un’appartenenza e di portare a sintesi un mondo umano e politico, il quale su molte questioni di fondo e di valore è già unito, ma su cui pesano ancora troppi personalismi, ingiustificate primogeniture, irragionevoli ambizioni individuali.
Per arrivare a questo occorrerebbe un bel bagno di umiltà ed insieme un po’ di sano realismo politico, fatto questo tutt’altro che scontato, ma che almeno la logica dei numeri dovrebbe imporre (a cominciare dallo sbarramento elettorale del 4%, che pesa sulle prossime elezioni europee), insieme ad un minimo di rispetto per quanti, militanti ed elettori, in quel progetto si erano riconosciuti e per esso si erano impegnati.
Il resto, tutto il resto, è conseguenza di questi “orientamenti”. Recuperato il simbolo, l’auspicio è che venga individuata una metodologia condivisa che favorisca la selezione/crescita di una nuova classe dirigente, la quale renda reale la partecipazione degli iscritti, e che rompa finalmente con le esasperazioni leaderistiche, che hanno caratterizzato prima An e poi il PdL.
Il decisionismo, necessario in un mondo in cui a dettare legge è la comunicazione diretta e l’immediata riconoscibilità politica, non esclude forme partecipative diffuse (pensiamo alle primarie) e strutture organizzative “a rete”, capaci di integrare le sollecitazioni, provenienti dal Web, e le più immediate realtà associative, presenti sui territori.
Il simbolo “scongelato” è insomma importante ma non sufficiente. Dietro i simboli e la volontà delle classi dirigenti e di quanti in un “progetto” si riconoscono, per dare forma e sostanza ad una politica è necessario che ci sia la consapevolezza degli errori compiuti e la determinazione di una chiara strategia per l’ora presente e per l’avvenire, chiarezza d’intenti e “metodo”, capacità di ascolto e forza inclusiva. Superati i “mal di pancia” del giorno dopo auguriamoci che molti, se non tutti, a destra abbiano capito la lezione e si regolino di conseguenza.
@barbadilloit