Non sarà una marcia né un corteo. Niente saracinesche abbassate e città blindata. Mercoledì 18 i “Forconi d’Italia” si sono dati tutti appuntamento nella Capitale ma ciò che è previsto è l’occupazione di una piazza (o in periferia in zona Tor Vergata o nella centralissima ed evocativa piazza del Popollo) dove il “Movimento 9 dicembre” tenterà di portare – a nove giorni dall’inizio delle proteste sparse in tutto lo Stivale – una prima bozza di rivendicazioni. Dopo giorni di presidi, blocchi e volantinaggi è per il movimento nato il 9 dicembre è arrivata la prova di maturità: portare a Roma le testimonianze del disagio diffuso che ha animato quest’inedita forma di protesta spontanea nata sotto l’insegna del tricolore.
I responsabili del “Movimento” hanno scelto un presidio e non un corteo proprio per marcare la differenza con le “tipiche” manifestazioni di dissenso che, spiegano, come è avvenuto con le proteste dei NoTav e casi simili, sono state rovinate dagli atti di violenza causati dalle frange più estremiste. Quello che interessa, insomma, non è una prova di forza in termini di numeri né l’ennesima invasione di Roma ma provare a interloquire direttamente con le istituzioni sulle reali emergenze: Equitalia, carovita, sovranità e governo realmente rappresentativo.
Roma stessa, in questi giorni, è stata interessata da un primo tentativo di “piazza continua” dato che – in zona Piramide – è in atto da cinque giorni il presidio del coordinamento che sta fraternizzando con i romani riscuotendo ogni giorno notevole interesse. Segno, questo, che il coordinamento (vuoi anche perché composto da categorie produttive) sa bene che non è ostacolando e allarmando la cittadinanza che si ottengono simpatie e risultati.