Il dito più veloce sullo smartphone è sempre il suo: «Abolito il finanziamento pubblico ai partiti». Enrico Letta lo annuncia roboante su Twitter. Secondo arriva il ministro Gaetano Quagliariello: «È una è andata: abolito il finanziamento pubblico ai partiti! Ora avanti con riduzione del numero dei parlamentari. Ecco i fatti». Solo terzo, in questa speciale classifica, Angelino Alfano che conferma, sempre via social, che la misura, un decreto, è stata approvata dal Consiglio dei ministri.
Canta vittoria il governo su una misura che, a dire il vero, era stata inserita tra le regole d’ingaggio delle larghe intese e che, come tante misure (vedi legge elettorale) è rimasta impantanata tra le maglie della coalizione. La decisione del Cdm viene commentata così – ovviamente su Twitter – da Beppe Grillo: «Basta con le chiacchiere Enrico Letta. Restituisci ora 45 milioni di euro di rimborsi elettorali del Pd a iniziare da quelli di luglio». E il comico, a proposito, rilancia l’hashtag #bastaunafirma.
Sempre su Twitter si viene a sapere che la misura è condivisa dal segretario del Pd, Matteo Renzi, che ha condiviso (ritwittato) le parole di Letta. Anzi c’è chi sostiene – come il portavoce del segretario Lorenzo Guerini – che questa misura sia effetto dell’arrivo di Renzi: «L’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti va nella direzione da noi auspicata. Era una nostra priorità e possiamo giustamente parlare di un positivo effetto Renzi sull’esecutivo».
Sulla tempistica del provvedimento, però, non si può considerare anche l’effetto piazza, dato che la gente disposta a impugnare i forconi aumenta. Un po’ anche l’effetto Consulta dato che sulla questione finanziamento e costituzionalità sta arrivando la sempre più pervasiva matita dei giudici. Ma soprattutto l’effetto contentino, dato che questa misura sembra riappacificare gli animi della maggioranza di governo dopo la “rottura” sulla legge elettorale (la cui discussione passa dal Senato alla Camera) con lo zampino di Matteo Renzi: decisione che ha creato la primi vera crisi tra Alfano e gli azionisti di maggioranza del Pd. E c’è già chi, tra gli alfaniani, minaccia la rottura. A meno di una settimana dal “rilancio” del governo Letta-Alfano.
@barbadilloit