Tra qualche mese sapremo se questo film otterrà davvero la staffetta agli Oscar così come preannunciato. In Italia ‘The Butler – un maggiordomo alla Casa Bianca’ uscirà solo a gennaio ma negli States ha già incassato ben 115 milioni di dollari a monte di un budget di appena 30. I motivi di tanto successo di questo nuovo lavoro di Lee Daniels, che ci riprova dopo il pacchiano The Paperboys, sono molteplici. La storia ispirata alla vicenda di Eugene Allen, il maggiordomo afroamericano che servì ben 7 Presidenti degli Stati Uniti dal 1957 al 1986, quando andò in pensione. Storia vera dunque, portata alla ribalta alla morte dello stesso Allen grazie ad un articolo del Washington Post del 2008.
Il film che punta a incassare un gran numero di statuette e a far incetta di lacrime abbondanti, vede un cast decisamente stellare. Il protagonista, già premio Oscar, Forest Whitaker, davvero impeccabile e intenso e la co-protagonista al femminile Oprah Winfrey nei panni della moglie del maggiordomo, ruolo difficile ma affidato su misura alla conduttrice afro-americana più famosa della tv a stelle e strisce. Orfana del cinema dal 1998 in Beloved, Oprah ha regalato un’interpretazione molto umana e drammatica che difficilmente, bookmakers annunciano, non otterrà i dovuti riconoscimenti. Nei panni del Presidente Eisenhower un superbo Robin Williams, John Cusack nella parte del Presidente Nixon, Cuba Gooding Jr. altro ex premio oscar, James Marsden (conosciuto in Italia per aver interpretato Ciclope degli X-Men) nel giovane Kennedy, Alan Rickman veste il ruolo del Presidente dei “nuovi”anni 80’ Ronald Reagan, Liev Schreiber di Lindon Johnson e chi più ne ha più ne metta!
Un lavoro schematico che cuce sulla pellicola trent’anni di storia sui diritti civili americani che inizia quando il giovane Allen, che nel film avrà un nome diverso, viene assunto come lavapiatti e grazie alla sua meticolosità e buon senso riuscirà a far carriera divenendo il maggiordomo personale del Presidente. Professionista così nobile da ottenere la fiducia di molti Presidenti che gli chiedevano addirittura consiglio o si confidavano con lui su questioni familiari. Nixon arrivò anche a portarlo fuori dalle mura bianche più famose del mondo, a Camp David, il castel Gandolfo dei Presidenti americani; Jacqueline Kennedy invitò il maggiordomo ai funerali del marito assassinato nel 63’ ma lui declinò l’invito per preparare la Casa Bianca all’arrivo degli ospiti. Allen fu infatti persona molto discreta e umile fino alla morte, nel 2010, anno in cui poté personalmente visitare con l’onore del cerimoniale la stanza ovale di Barack Obama e, porre così in essere l’epilogo finale di una storia martoriata quale fu la segregazione razziale in America, tema ovviamente caro al Presidente di colore. Il film ripercorre didatticamente le varie fasi più delicate: dall’assassinio di Kennedy al Watergate, al Vietnam, a Malcom X e così via. Ottiche inquadrate all’interno della dicotomia difficile con il figlio del maggiordomo, impegnato come militante nelle Pantere Nere. Rispetto per le istituzioni e conflitto generazionale, The Butler non è solo la storia di un maggiordomo, seppur eccellente e amorevole, ma la vicenda americana più moderna e disincantata: la lotta al razzismo che tutti i presidenti fino a Obama, hanno dovuto affrontare in qualche modo, democratici e repubblicani. In Italia sarà difficile capire il meccanismo accennato da Tocqueville attraverso cui gli americani si “sentono” orgogliosamente americani, ma il sentiment, termine spesso usato dagli spin doctor, sulle tematiche quali il razzismo, la libertà, le istituzioni, è molto forte e ricco di pathos. Cosa che in Italia è il rovescio della medaglia, il fango di cui si nutre la Casta, che farebbe diventare un film sul maggiordomo del Presidente del Consiglio una barzelletta alla Crozza. Ma l’Italia ha un’altra storia e un altro senso delle istituzioni e forse è anche per questo che risulta difficile immaginare un film impegnato con di mezzo i Primi Ministri degli ultimi 50 anni azzardando un cast come Vittorio Gassman nei panni di De Gasperi, Manfredi nel ruolo di Spadolini, Marcello Mastroianni nelle vesti di Craxi e Alberto Sordi nell’insolito ruolo di Andreotti. E no, da noi tutto questo non si sarebbe potuto fare o le pernacchie avrebbero sostituito le lacrime americane. Anche per questo, tocca guardarsi The Butler e aspettarsi un “Oscar per il senso di nazione”.