Non è stato un altro Hotel Raphael. L’ultimo giorno da senatore di Silvio Berlusconi non ha visto i toni ed i riti che accompagnarono, giusto trent’anni fa, nell’aprile 1973, la contestazione nei confronti di Bettino Craxi, all’uscita dal noto albergo romano, dopo che la Camera aveva votato no all’autorizzazione a procedere contro il Segretario del Psi, nell’ambito dell’inchiesta milanese su Mani Pulite.
La “decadenza” da senatore di Berlusconi ha visto un Senato silenzioso e consapevole del momento, tutt’altro che felice per la nostra storia nazionale, mentre la gente, davanti a Palazzo Grazioli, si stringeva intorno al Cavaliere. I numeri della piazza hanno oggettivamente poca rilevanza, importante è l’atto politico, che ha accompagnato la decadenza da senatore del leader del centrodestra e la volontà di rivalsa che ha segnato il suo discorso.
Berlusconi riuscirà nell’impresa di trasformare la sconfitta personale nell’ennesima rinascita politica ? E’ oggettivamente difficile fare delle previsioni. In particolare non sono ancora ben chiari i limiti che verranno imposti alla sua libertà personale e quindi al suo agire politico, ora che ha perso l’immunità parlamentare.
L’unico dato certo è che la Storia di quanti si sono riconosciuti in Berlusconi continua. Hanno perciò poco senso gli spot da “caro estinto” che hanno punteggiato le cronache della giornata.
Certo, la data del 27 novembre 2013 sarà ricordata come una delle date-simbolo nella storia della Repubblica italiana. Da fronti opposti la si giudicherà una sconfitta della democrazia oppure un atto di grande giustizia. Qualcosa cambierà negli assetti tra le forze politiche (a destra, dove il leader storico risulterà “dimezzato”, ma anche a sinistra, dove verrà meno il “nemico principale”) dire però che d’ora in poi niente sarà come prima si scontra con l’idea stessa di un Paese che ha fatto del continuismo la propria bandiera e del gattopardismo il suo simbolo (dai vecchi regni preunitari al Risorgimento, dal giolittismo al fascismo, dal fascismo all’antifascismo, dalla Prima Repubblica alla Seconda).
Anche perché, volenti o nolenti, la “Storia di Berlusconi” è intimamente intrecciata con l’anima profonda dell’Italia, per la capacità che il Cavaliere ha avuto di rappresentarla, di dargli voce e valore simbolico: l’Italia antinichilista e un po’ moralista, paterna e amante della libertà, stanca di uno Stato tiranno e volenterosa, appassionata e un po’ guascona. Con questa Storia, con quest’ Italia bisognerà continuare a fare i conti. Volenti o nolenti. Con Berlusconi o senza di lui. Chi riuscirà a comprenderla e a rappresentarla avrà in mano le chiavi del futuro.