Tra tanti appelli identitari ed inviti all’unità politica, dove guardare per non perdere il bandolo, sempre più ingarbugliato, di una destra che “si cerca” senza “ritrovarsi”? Un invito intrigante ci viene da un’esperienza “di nicchia”, ma molto significativa, realizzata dal Circolo Idee in Movimento, un centro librario tra i più longevi ed attivi, presente a Genova dal 1983, con una propria sede nella via principale del capoluogo ligure (in via XX Settembre 13 – www.ideemovimento.org).
L’idea degli animatori del circolo è stata quella di ripescare un opuscolo, intitolato “Perché a destra”, pubblicato nel 1987, di ristamparlo tale e quale, invitando però i vecchi estensori e qualche giovane all’epoca non ancora nato a riprendere l’argomento, aggiornandolo alla luce degli accadimenti “epocali” intercorsi: dal crollo del comunismo al tramonto della Prima Repubblica, dalla fine delle ideologie all’emergere della globalizzazione. Al centro dei vari interventi c’è la consapevolezza di fondo che stare a destra, “essere di destra”, vuole dire, voleva dire soprattutto nel passato, compiere una scelta esistenziale, ancor prima che politica. E’infatti il riconoscersi in una “visione della vita e del mondo” ad informare l’agire, secondo l’indicazione poundiana delle idee che diventano azioni.
Tratti essenziali, rintracciabili in tutte le testimonianze, di ieri e di oggi, pubblicate dagli amici di “Idee in Movimento”: il rifiuto del materialismo, nel nome di valori eterni e sovrannaturali; l’individuazione nelle oligarchie finanziarie del nuovo “nemico principale”; il rifiuto di una destra patriottico-risorgimentale, “d’ordine” e conservatrice, a fronte di una un’autentica proposta alternativa; il richiamo ad una cultura radicata nella migliore tradizione europea, da cui partire per ipotizzare nuove sintesi ideali; l’appello ad una visione eroica, a fronte del dominio dell’economia, in tutte le sue varianti; la necessità di contrapporre all’atomismo liberale, all’individualismo, visioni organicistiche e spirito comunitario; un salutare senso di “estraneità” rispetto ad un mondo che non si condivide, ma nel quale jungerianamente si “deve” vivere; essere d’esempio, nella quotidiana guerra interiore contro le seduzioni del conformismo; il richiamo ad una nuova socialità, in grado di realizzare l’alternativa partecipativa alla deriva iperliberista; l’appello ai valori di Onore, Dovere, Sacrificio, imprescindibili per la rinascita dell’Italia e dell’Europa.
Già da questa rapida carrellata, appare la radicalità e la complessità di una scelta “a destra” che è pre politica, ma proprio per questo ben radicata, non soggetta ai facili cambiamenti di campo a cui il tramonto delle ideologie ci ha abituati quotidianamente. Da lì, anche da lì, bisogna partire – è l’invito degli estensori dell’ opuscolo “Perché a destra” – nell’opera di ricostruzione: avendo il coraggio di guardarsi allo specchio per ritrovare le ragioni di fondo di una scelta. Magari per riconfermarla, aggiornandola, a trent’anni di distanza. Libero ciascuno di “sentire” questa appartenenza con riferimenti e sensibilità diverse, ma con l’animo finalmente sgombro dal “disincanto”, portato dagli anni, e dalle ombre della cattiva politica, frutto della mera ambizione individuale, che tanti danni ha provocato, a destra e non solo.