Roma, ambasciata di Romania. Qui duecento attivisti per i diritti degli animali hanno dato alle fiamme l’immagine del presidente Basescu e protestato contro l’approvazione della legge PL912, anche nota come “ammazza cani”. Un gesto forte, per dire «no all’ingresso della Romania nell’area Schengen» perché «il governo Basescu, così facendo, ha violato trattati e convenzioni internazionali» spiega Stefano Fuccelli, promotore dell’iniziativa e presidente del “Partito Animalista Europeo”. Alla manifestazione, organizzata attraverso il web, hanno aderito molte associazioni animaliste come “Memento Naturae”, “La Foresta che Avanza”, “Istinto Animale” e “Roma for Animals”.
Di che cosa si tratta? La PL912 va ad abrogare la precedente normativa del 2008 e, considerati i dati della popolazione canina sul territorio romeno, porterà – secondo i manifestanti – all’uccisione di oltre 2 milioni di randagi. Il protocollo adottato a tale scopo sembra non andare troppo per il sottile: i cani vengono presi dal collo con una grossa pinza, sedati sul posto tramite un’iniezione calmante, gettati a terra e scaraventati nell’inceneritore. Inoltre la legge “ammazza cani” vieta alle organizzazioni senza fini di lucro di accedere ai canili pubblici per verificarne la gestione e limita pesantemente l’adozione dei cani presenti in tali strutture.
«Il comune di Bucarest ha ucciso 144mila cani dal 2001 al 2007 – afferma Sara Turetta, presidente di “Save the Dogs” – e ha speso 14 milioni di euro per l’attuazione del programma». Nel 2008 la legge cambia e gli abbattimenti si interrompono con conseguente stanziamento di fondi pubblici destinati alle politiche preventive e finiti nella casse del dipartimento per il randagismo, eppure quest’ultimo «ha effettuato non più di 6mila sterilizzazioni all’anno, un numero assolutamente ridicolo».
Inoltre, già da tempo, organizzazioni animaliste di fama internazionale quali “International Alliance for Animal Rights”, “Romanian Kennel Club” e “Save the Dogs” hanno denunciato moltissimi casi in cui la legge contro la soppressione dei randagi è stata arbitrariamente disapplicata. Le amministrazioni locali avrebbero continuato ad autorizzare le uccisioni dei randagi per strada, ognuna delle quali sarebbe costata 500 Ron, equivalenti a 118 Euro. Un bel business.
Insomma, stando ai resoconti delle organizzazioni, gli abbattimenti vietati sono proseguiti nella prassi ed a fronte di ingenti somme versate per la prevenzione quest’ultima non è stata attuata, salvo poi decidere di ospitare nell’ottobre 2012, proprio a Bucarest, la più importante manifestazione canina d’Europa: “The European Dog Show”.
La rete, insomma, come sentinella dei diritti di tutti, anche degli animali. Già in passato la piazza virtuale, luogo di innumerevoli iniziative, ha dimostrato del resto un alto grado d’efficienza e fornito risposte concrete a problematiche di vario genere. Stavolta, grazie alla precettazione virtuale, duecento attivisti italiani sono riusciti ad unirsi in una battaglia che – stando a quanto affermano i promotori – è appena cominciata.