“Bannon ha citato il pensatore italiano che ispirò il fascismo”, titola il New York Times, a proposito di Steve Bannon, definito “il guru” di Donald Trump. Chi sarà mai il nero figuro che ispirerebbe la Casa Bianca? Si tratta niente-poco-di-meno che di Julius Evola, il barone nero, maestro ideologico di generazioni di neo e post fascisti italiani, riferimento anche di Aleksandr Dugin, il filosofo russo teorico del mondo multi-polare che tempo fa ispirava il Cremlino di Putin.
Nel 2014 Bannon tenne un discorso in Vaticano, spiegando che “noi dell’Occidente giudeo-cristiano dobbiamo considerare quello che Putin dice a proposito del Tradizionalismo, ed in particolare delle circostanze in cui questo sostiene il nazionalismo”, un discorso che viene da lontano e riporta a “Julius Evola ed altri autori della prima metà del ventesimo secolo, autentici sostenitori del movimento tradizionalista, che alla fine si metastasizzò nel fascismo”.
L’analisi che fa il quotidiano statunitense del pensiero evoliano è, in poche righe, molto più onesta di quella che farebbe un qualunque foglio italiano. Ciò che a quanto pare colpisce gli statunitensi è la dottrina riguardante il crollo dell’Occidente e la visione di natura apocalittica nel Nostro. Il New York Times di certo non dimostra alcuna simpatia nei confronti del Barone che liquida come “feticcio” per i fascisti e i post-fascisti italiani.
Secondo Gianfranco de Turris, citato proprio dal New York Times, “È la prima volta che un consigliere di un presidente americano conosce Evola, addirittura che forse abbia una formazione tradizionalista. Se Bannon ha queste idee, dobbiamo vedere quale sarà la loro influenza sulla politica di Trump”.