Questa è una storia alla rovescia, è una vita sottosopra. Ci sono le cadute e poi le ascese, le discese prima delle salite. Qui si muore e dopo si nasce, prima si perde e poi si vince. Decide di partire dalla fine, Marco Ciriello, per raccontare Marco Pantani. Tutto inizia dal buio di quel terribile 14 febbraio 2004 nel quale il campione romagnolo perse la vita, per poi procedere a ritroso come ne La freccia del tempo di Martin Amis. Pagina dopo pagina, Pantani ricomincia a vivere: il suo cuore riprende a battere, i suoi piedi premono di nuovo sui pedali e la sua vita vibra ancora una volta tra coraggio e paure, imprese e agonie, vittorie e solitudini. A un tratto ricompaiono i suoi avversari, quelli nuovi e i più vecchi, e le montagne sulle quali inerpicarsi veloce come il vento; ritornano Madonna di Campiglio, la rabbia e lo sconcerto, il Tour de France vinto e il Giro d’Italia dominato. E in questo incedere al contrario si aprono scorci inaspettati, si creano legami e connessioni tra eventi, luoghi e persone all’apparenza lontanissimi: e così Pantani, più che un «pirata», ci sembrerà l’ultimo re mongolo; la sua Romagna un pezzo d’Asia nel cuore d’Italia; il suo corpo, come lo furono quelli di Aldo Moro e Pier Paolo Pasolini, il simulacro di un’intera nazione. Marco Ciriello racconta Marco Pantani come non era mai stato fatto prima e lo fa assumendo un punto di vista obliquo, capace di cogliere la complessità di un eroe tragico e di rileggere in una chiave nuova una vicenda (sportiva, umana, collettiva) tra le più straordinarie, coinvolgenti e drammatiche dei nostri tempi. Fino alla fine, dove tutto ha inizio.