Undici anni nel frenetico mondo del calcio moderno possono essere una vera eternità. Le vite vissute dall’Inter in questa decade sono innumerevoli e varie, accomunate da un solo comune denominatore: la frustrazione. Essere la più forte squadra del mondo, fresca vincitrice di uno storico ‘triplete’ e ritrovarsi di colpo gettati nell’incertezza non è esperienza piacevole.
Quando finalmente tutti i tasselli sembravano essersi incastrati a dovere, il punto più alto è coinciso con una discesa rapida ed inarrestabile. Cambi di allenatori, problemi societari, errori sul mercato. Massimo Moratti fa un passo indietro, il suo sogno di emulare le gesta del padre si è realizzato e gli stimoli non sono più gli stessi. Per permettere all’Inter di essere stabilmente tra i top club europei è necessario insistere in quella vocazione che le ha dato i natali: l’abbattimento dei confini. È così che prima l’Indonesiano Thohir e poi il Cinese Zhang acquisiscono il controllo della società, nella speranza di rendere il club moderno ed efficiente. L’esperienza del simpatico estimatore di Nicola Ventola sarà però fallimentare. In quasi 5 anni di presidenza non si avvicinerà nemmeno alla vittoria di un trofeo, centrando come migliore risultato un 4º posto in campionato. Zhang si dimostrerà sin da subito più ambizioso ed avveduto. Il giovane imprenditore ha subito una grande occasione e non se la fa sfuggire.
Andrea Agnelli scarica inspiegabilmente Beppe Marotta, Zhang non se lo fa ripetere due volte ed arruola immediatamente il dirigente che ha costruito le fortune dei bianconeri. L’ultimo passo è convincere un allenatore vincente che sappia plasmare la mentalità della squadra, chi meglio di Antonio Conte? Gli ingredienti per un grande ritorno ci sono tutti. Il 2020 si chiude con un secondo posto in campionato ed una finale di Europa League, è solo questione di tempo. L’atteggiamento guerriero del tecnico salentino inizia a permeare lo spirito dei giocatori ed il suo 3-5-2 si adatta sempre meglio ai suoi interpreti e viceversa. L’Inter si trasforma in uno schiacciasassi senza pietà. Lukaku è un faro, Barella instancabile e lucido, il terzetto difensivo un muro, i quinti pronti al sacrificio ed i gregari sempre disponibili. Conte mette fine ad ogni discussione trovando anche la giusta collocazione ad Eriksen.
I nerazzurri pressano, difendono e ripartono; apprendono perfettamente i movimenti e tempi di gioco disegnati dal loro allenatore: sono maturi. Dopo undici anni di sofferenza, l’Inter può finalmente esultare, sono Campioni d’Italia e probabilmente non è che l’inizio…
A parte la pochezza della Juve di quest’anno e le non esaltanti Milan, Napoli, Lazio ecc, non direi che l’Inter abbia espresso – fortune Covid a parte – un gran bel gioco…
Trenta mila in piazza a Milano per lo scudo. Che morti di fame! Ma era Milano o Napoli?
Quando si nasce pezzenti d’animo ed intelletto si va a festeggiare in piazza uno scudettino, in 30 mila, in piena pandemia…
E cosa dire dei festeggiamenti Del 25 aprile?? Forse per ricordare che hanno in pugno una nazione, altro che pandemia!!!