Il mio percorso e la mia militanza iniziano camminando su una strada, affatto battuta, illuminata da una fiaccola. Una fiaccola che generazione dopo generazione ha raccontato storie di coraggio e di sofferenza, diventando simbolo universale dell’impegno giovanile vincendo la prova del tempo e dello spazio. Raccolgo le opinioni che avete manifestato in questi giorni, molte delle quali mi hanno affascinato: gli entusiasmi, i favorevoli, i dubbiosi, i contrari. Non posso, tuttavia che condannare fermamente le modalità che hanno generato il dibattito, consegnando ai social network l’immagine vergognosa di una Gioventù Nazionale divisa. Una divisione che in realtà non esiste, perché, consapevoli o meno, nel momento in cui abbiamo deciso di intraprendere il nostro percorso militante e diventando esempio e portatori sani della nostra visione del mondo, siamo diventati eredi di quel testimone ideale. Una divisione che non esiste se pensiamo al cammino che stiamo compiendo in ogni parte d’Italia per mettere in campo tutti gli sforzi necessari a rappresentare la nostra generazione e la nostra Nazione in un momento così complesso e drammatico.
Per questo motivo ho deciso che affronteremo il dibattito sul nostro simbolo nei tempi, nei modi e nei luoghi più opportuni. Un simbolo mostra e spiega la nostra identità. Un simbolo ci distingue e, allo stesso tempo, permette di riconoscersi. Rappresenta l’unità oltre lo spazio, il comune sentire oltre il tempo, anche per storie ed esperienze diverse fra loro. Questa è la ragione per cui assume un valore e farne sfoggio diviene un sintomo di fierezza. Ribadire, attraverso un simbolo, l’appartenenza ad una tradizione politica e culturale è propria della nostra natura. Un simbolo incide nei destini di un popolo, quando esistono, con le loro azioni, gli interpreti del suo messaggio. Queste cifre, per me, rappresentano una ineludibile stella polare. Sarebbe dunque, da incoscienti, e finiremmo per disonorare la nostra missione, se ci concentrassimo ancora a discutere e a dividerci sulla forma senza preoccuparci della sostanza. Sarebbe da incoscienti continuare, mentre il Presidente del Consiglio della nostra Nazione, durante una crisi sanitaria che sta avendo ripercussioni economiche e sociali senza precedenti nella nostra storia recente, smantella le leggi che difendono i nostri confini nazionali e mette a rischio la nostra sovranità per cedere ai ricatti dell’Unione Europa.
Oggi più che mai abbiamo il compito di rappresentare le istanze, i bisogni e le esigenze della nostra generazione che rischia di essere colpita a morte dai nemici dell’Italia. Siamo in guerra, contro i nemici del nostro futuro, i nemici della gioventù. Di fronte ad una guerra esistono solo due scelte: combattere o disertare il campo di battaglia. Non ho alcun dubbio su quale sarà la nostra scelta.
C’è orgoglio e saggezza nella continuità che si concretizza nella simbologia che, come ricordato, è nata decenni fa ed è oggi utilizzata ormai da tutte le formazioni di area. È questo lo spirito che riconosco nei due interventi dei vertici di GN.
Se GN ha anticipato i tempi per staccarsi da Forza Italia, riprendersi un simbolo non può che significare un ulteriore passo per riprendere un cammino turbato (a dir poco) dall’ingresso in campo dei soldi di Berlusconi. Soldi perché parlare di idee di Berlusconi è offendere la ragione e la dignità della politica. Per questo anche il simbolo può fare la differenza.
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