L’immagine-simbolo che accompagna la LXXIII edizione del Premio Strega, presentata domenica insieme con i 12 finalisti, è stata realizzata da Alessandro Baronciani, che si è ispirato all’illustrazione sulla storica urna di voto dipinta da Mino Maccari, anno di fondazione 1947, riprendendone anche lo slogan: «Se la Strega ha una scopa, la Letteratura deve avere uno scopo».
Scopo del premio Strega – istituzione che al suo massimo di conservatorismo può giusto citare Maccari se non vuole offendere l’Italietta progressista – è raccontare, attraverso i romanzi, lo «stato della cultura» del Paese. Chi vale, chi conta, chi pesa.
Ed eccoli qui: la short list del premio conta tre candidati già in fuga – Marco Missiroli con Fedeltà (Einaudi), Antonio Scurati con «M.» Il figlio del secolo (Bompiani) e Nadia Terranova con Addio fantasmi (Einaudi) – e tutti gli altri a rincorrere. Fra i grandi esclusi dalla top 12: Carmine Abate, il troppo sovraesposto Mauro Corona, Laura Pariani e Roberto Cotroneo, questi ultimi due però appartenenti a un marchio, La nave di Teseo, che ha già due autori in lizza (Covacich e la Durastanti). La scelta (tra i 57 titoli proposti dagli Amici della Domenica, il gruppo storico della giuria) è stata fatta dal Comitato direttivo del Premio. Ed ecco spiegati i criteri di selezione. Leggete i nomi: è il comitato dei Soviet Einaudi. Membri istituzionali a parte, ci sono: Ernesto Ferrero (einaudiano di ferro), Simonetta Fiori (l’ala più einaudiana di Repubblica), Alberto Foschini, Paolo Giordano (autore di punta Einaudi), Gabriele Pedullà (autore e curatore Einaudi), Stefano Petrocchi (direttore della Fondazione Bellonci, mondadoriano per pubblicazione, einaudiano di spirito), Marino Sinibaldi… E a capo di tutto la presidente del comitato direttivo: Melania Mazzucco. Super autrice Einaudi.
Insomma, è andata così. Gli einaudiani, che controllano il premio attraverso i membri del comitato, e sotto la regia della vera «coscienza occulta», Maria Ida Cartoni, storico e potentissimo ufficio stampa romano della casa editrice (già assistente di Giulio Einaudi), hanno scelto come sempre per il meglio. Il loro. Uno come Cotroneo, ad esempio, era sconsigliabile: se fosse entrato nei 12 finalisti molti Amici della Domenica lo avrebbero votato autonomamente e sarebbe potuto entrato in cinquina con il rischio di scompaginare la disfida a due Missiroli-Scurati (con Scurati perdente già da ora e Missiroli, vessillifero Einaudi, vincitore annunciato da mesi). Per il resto, sotto il motto dello Struzzo, «Spiritus durissima coquit», rimangono le quote rosa. È la nuova letteratura delle ragazze (dopo la celebre tv). È tutta una compagnia di giro e compagne di social: Rosella Postorino, Claudia Durastanti, Giulia Caminito, Cristina Marconi, la Terranova… Simpatiche e bellocce, si fotografano, si postano elogi sui social, si promuovono a vicenda e bocciano tutti gli altri. Yourcenar in trentaduesimo, con Elena Stancanelli come nume tutelare e Michela Murgia sacerdotessa del pensiero unico einaudiano e antifascista. Sembrano uscite da un’antologia (dell’Einaudi) tipo I racconti delle donne. @teresaciabatti che dialoga con @vinci_simona, che presentano Benedetta Cibrario, che partecipano a «Libri Come» insieme a Beatrice Masini, introdotte da Melania G. Mazzucco, modera @elenastanka. Che fatica.
Certo, gli incroci – ennesima dimostrazione di come, mentre il Paese è populista, la cultura rimane gramsciana – svoltano sempre a sinistra. Il romanzo di Covacich è proposto da Loredana Lipperini. Quello della Durastanti da Furio Colombo. Quello di Marina Mander da Benedetta Tobagi. Quello della Marangoni dalla Petrignani. Scurati da Francesco Piccolo e Missiroli da Sandro Veronesi (!). Fedeltà sì, ma progressista. Il sistema è chiaro. Lo Strega, come il pentacolo di magia nera evocato per respingere tutto ciò che non è politicamente conforme, è una stella a cinque punte. Che sono: l’asse Radio3 – Rai3 (che gira secondo il moto perpetuo impresso da Marino Sinibaldi, gran cerimoniere della sinistra editoriale), il quotidiano Repubblica (che con Carlo Verdelli non si è ancora smarcato del tutto dall’imprinting ideologico di Ezio Mauro), Einaudi (motore immobile del centralismo democratico) e Feltrinelli, la punta eccentrica, Hasta siempre comandante Giangiacomo, portafoglio a destra e cuore a sinistra, il cui vero potere non è neppure editoriale ma librario. Nessun autore può osare una critica a Casa «Inge», pena la scomparsa dei suoi volumi da tutti i loro bazar travestiti da librerie (pieni di alte iscrizioni murali e di bassi sconti promozionali). Tra il citare e il vendere ci sono di mezzo gli affari.
Comunque, per chiudere il conto, ora non resta che attendere. La prossima votazione che filtrerà la cinquina dei finalisti è prevista il 12 giugno nel Tempio di Adriano (e non, come da tradizione, nella sede della Fondazione Bellonci, a causa dei lavori di ristrutturazione nel palazzo). Poi, come sempre, gran finale con proclamazione del vincitore il 4 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma. In diretta tv. Su Rai3…
Lo Strega era dei Bellonci, che non mi pare fossero di sinistra. E comunque la cultura non può che essere di sinistra, la sinistra chiacchiera, discute del più e del meno, si interroga, perché i suoi valori sono instabili, relativi. La destra “culturale” dovrebbe basarsi su valori imperituri, ormai sintetizzati nelle opere cardine della civiltà: i poemi omerici, l’Eneide e la Commedia. Per i cattolici, penso basti la Bibbia. Si potrebbero scrivere variazioni sul tema, ma a che pro? Ecco perché destra e cultura (leggi: chiacchiera) sono incompatibili. La cultura di destra è per una società tribale nel senso più alto, quella di sinistra che non ha nulla da “cantare” per civilizzazioni come la nostra.
La realtà culturale nella sinteticità del profondo e sincretismo sociale,ammorba la prospettiva analitica nel contesto pregiudiziale politico,per fini di animosità conclamati e convergenti in misura tale da poter per affinità di ancestrali forze planetarie richiamando indiscutibilmente l’invito di bersi uno STREGA..
Tanto, troppo , ci sarebbe da dire sulla cultura di destra ( che esiste per fortuna).
Sinteticamente
1 Come mai fior di autori non sono mai riusciti ad uscire dalle “catacombe” ?
2 Come mai altre culture ( vedi sinistra) hanno conquistato l’egemonia e tutti gli spazi conquistabili
3 Come mai in questo momento storico , nel quale sembra che il comune sentire della maggioranza non sia propriamente progressista , non c’è una conseguente aderenza tra il pensiero di molti ed una produzione culturale omogenea
4 Come mai , pur essendo stata al “potere” per anni la “destra” non ha lasciato segni del suo passaggio in ambito culturale?
5 Come mai neanche negli strumenti più nazional popolari come radio e tv non si ricorda traccia di una impronta di destra avendo avuto ed avendo ancora dirigenti ai massimi vertici riconducibili a questa area?
Buttafuoco e Veneziani, giusto per dirne due, pubblicano con i maggiori editori italiani. Ma poi mi chiedo un romanzo di destra cosa dovrebbe raccontare? Perché se deve rispecchiare l’uomo medio che vota Lega Nord o FDI, sarebbe un romanzo monotono e conformista, non ci sarebbe alcuno intreccio: un romanzo mccartiano.
Per secoli una certa destra, monarchica, aristocratica, conservatrice ecc., ha dominato politicamente e saputo creare alta arte e cultura…Mica è rimasta a leggere solo Bibbia, Iliade, Eneide e …Divina Commedia! Ancora in epoca fascista, sia pure in un’atmosfera che non favoriva la libertà di pensiero, la destra culturale creava…eccome…Se i legaioli san solo mangiare pasta e fagioli (e magari leggere un giornale sportivo) affari loro…